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AUTODETERMINAZIONE, SECESSIONE E ORDINE INTERNAZIONALE
Il disarmo avvenne senza particolari incidenti: un risultato forse insperato,
che sicuramente va a credito della professionalità dei militari impiegati. La pre-
senza del contingente alleato, d’altra parte, restava tutt’altro che risolutiva.
Uccisioni e rappresaglie erano una costante: è stato calcolato che nell’arco tem-
porale compreso tra l’insediamento della Commissione Interalleata e il plebisci-
to, si registrasse una media di otto omicidi a carattere politico al giorno .
(12)
Questa lunga scia di sangue, poi, era scandita da improvvise fiammate di vio-
lenza collettiva: nella città di Beuthen (Bytom), nella prima mattina del 28 mag-
gio 1920, un folto gruppo di manifestanti tedeschi aveva dato l’assalto alla sede
locale del Comitato Polacco per il Plebiscito, situata all’interno dell’Hotel
Lomnitz, dove in quel momento si trovavano il leader dei nazionalisti Wojciech
Korfanty e il comandante della clandestina Polska Organizacja Wojskowa Górnego
Śląska (POW GSL), l’Organizzazione Militare Polacca per l’Alta Slesia, Alfred
Zgrzebniok . L’obbiettivo era quello di decapitare i vertici nemici: gli assalitori
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abbondavano di armi da fuoco e, perfino, di granate a mano, ma una volta sfon-
dato il portone di accesso si trovarono sotto il tiro preciso di una quindicina di
nazionalisti polacchi.
I tedeschi furono costretti a ripiegare, tentando poi per due volte di appic-
care il fuoco all’edificio con del materiale combustibile: nonostante la dramma-
ticità della situazione, i difensori riuscirono però ogni volta a spegnere le fiam-
me, continuando a tenere a distanza gli assalitori. La disperata difesa dell’Hotel
Lomnitz, destinata a divenire un tassello dell’epos nazionale polacco, ebbe ter-
mine solo quando, tardivamente, le truppe francesi di stanza nella città decisero
di intervenire . La mattinata di scontri era costata agli assalitori sette morti
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oltre ad un numero imprecisato di feriti, mentre tutti i difensori, miracolosa-
mente, erano illesi .
(15)
(12) Cfr. Brendan KARCH, Nation and Loyalty in a German-Polish Borderland: Upper Silesia, 1848-1960,
Cambridge, Cambridge University Press, 2018, p. 126.
(13) ZGRZEBNIOK, ex-ufficiale dell’esercito tedesco più volte ferito al fronte, era stato uno degli
850mila polacchi che avevano servito il Kaiser nel corso della Grande Guerra, cfr. Alexander
WATSON, Fighting for Another Fatherland: the Polish Minority in the German Army, 1914-1918, in
The English Historical Review, pp. 1137-66, a. 126, n. 522 (Oct. 2011), pp. 1137-66. La figura di
Zgrzebniok resta ancora da sondare e le poche fonti sono esclusivamente in lingua polacca,
cfr. da ultimo Kazimierz PRZYBYSZEWSKI, Alfons Alfred Zgrzebniok, pseudonim “Rakoczy”
(1891–1937). W sto dwudziestą rocznicę urodzin, in ROCZNIK TORUŃSKI, a. 38 (2011), pp. 215-221.
(14) Le Rond aveva dato istruzioni alle truppe di evitare di farsi coinvolgere nei disordini di piaz-
za, che dovevano essere gestiti dalla Sicherheitspolizei e dalle locali forze di polizia. Cfr. T. Hunt
TOOLEY, National Identity and Weimar Germany, cit., p. 184.
(15) Cfr. Konrad GRACZYK, Police services in Upper Silesia during the Silesian Uprisings, cit., pp. 9-10.
Su Korfanty cfr. Da ultimo Piotr H. KOSICKI, Masters in Their Own Home or Defenders of the
Human Person? Wojciech Korfanty, Anti-semitism, and Polish Christian Democracy’s Illiberal Rights-talk,
in MODERN INTELLECTUAL HISTORY, a. 14, n.1 (2017), pp. 99-130, ove bib.
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