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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                  Nonostante  l’impegno  delle  truppe  interalleate,  dunque,  il  barometro
             segnava tempesta. Già ai primi di maggio del 1920 il generale Le Rond era stato
             informato del rischio di una seconda insurrezione polacca. La POW GSL, infat-
             ti, si stava riorganizzando in una efficace forza paramilitare: all’inizio dell’estate
             Zgrzebniok poteva contare su di un’organizzazione articolata in nove distretti
             militari e dotata di ben ottomila miliziani bene armati.
                  La scintilla che dette fuoco alle polveri si è persa nel susseguirsi di scontri
             che insanguinarono la Slesia nell’agosto del 1920: le dimostrazioni di giubilo dei
             tedeschi  alla  notizia,  rivelatosi  poi  falsa,  della  caduta  di  Varsavia  di  fronte
             all’avanzata sovietica, avevano sicuramente esacerbato gli animi dei polacchi.
             Ma è probabile che in realtà si intendesse con un colpo di mano anticipare una,
             invero improbabile, iniziativa militare tedesca .
                                                        (16)
                  L’insurrezione ebbe un notevole successo sia sul piano militare, sia su quel-
             lo politico: i nazionalisti riuscirono a prendere il controllo dei distretti orientali,
             mentre gravi disordini infiammavano numerose località dell’Alta Slesia. La mobi-
             litazione polacca fu impressionante per rapidità ed efficacia: oltre cinquantamila
             armati assunsero il controllo delle aree industriali dei distretti orientali, occupan-
             do gli edifici pubblici e catturando i membri tedeschi delle burocrazie locali che,
             in alcuni casi, furono poi portati come ostaggi in Polonia e in altri, invece ucci-
             si . La Sicherheitspolizei, ormai quasi disarmata, non fu in grado di reagire, men-
              (17)
             tre le forze francesi assunsero un atteggiamento di benevola neutralità. I militari
             italiani mantennero una condotta di maggiore rigore che non mancò di alimen-
             tare localmente qualche tensione: in ogni caso, sia per l’esiguità del contingente,
             sia perché i territori assegnati furono solo limitatamente interessati dalla insurre-
             zione, il loro contributo fu tutt’altro che incisivo . Tanto più che il generale Le
                                                           (18)
             Rond, piuttosto che rischiare il coinvolgimento diretto, aveva preferito lasciare
             dare libero sfogo alle violenze, per poi attivare una soluzione diplomatica.
                  Alla metà di settembre si era dunque tornati al tavolo delle trattative. Per
             altro,  anticipando  le  istanze  polacche,  era  già  stato  ordinato  lo  scioglimento
             della detestata Sicherheitspolizei.

             (16)  In realtà il progetto, più modestamente, riguardava l’impiego di Freikorps appositamente reclutati per
                  operare in Alta Slesia. Cfr. T. Hunt TOOLEY, National Identity and Weimar Germany, cit., pp. 184-187.
             (17)  Ivi, pp. 188-99.
             (18)  Solo nel distretto di Cosel (Koźle) la componente polaccofona era maggioritaria: nel caso del
                  distretto di Ratibor (Racibórz) la proporzione tra le due etnie - almeno fino al momento
                  dell’amputazione della parte meridionale a favore della Repubblica Ceca - era equilibrata,
                  mentre in quello di Leobschütz (Głubczyce) i tedeschi rappresentavano la quasi totalità della
                  popolazione: cfr. i dati demografici riportati in T. Hunt TOOLEY, German Political Violence and
                  the Border Plebiscite in Upper Silesia, 1919-1921, in CENTRAL EUROPEAN HISTORY, a. 21. n. 1.
                  (Mar. 1988), pp. 56-98 e in particolare p. 89.

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