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TRIBUNA DI STORIA MILITARE
Cairoli, che fino a quel momento si era dimostrato estremamente prudente
per tutto quello che poteva rappresentare un serio impegno dell’Italia nel Corno
d’Africa, tanto che aveva respinto anche una proposta avanzata da De Amezaga
di impiantare ad Assab un bagno penale, nel novembre del 1880, dopo aver con-
tattato il governo britannico, decise di nominare un regio commissario civile per
quella località. La scelta cadde su un console di carriera, il fiorentino Giovanni
Branchi, e il 24 dicembre 1880 Cairoli firmò l’ordinanza ministeriale che pratica-
mente rappresentava le istruzioni alle quali avrebbe dovuto attenersi il regio
commissario civile. Branchi si imbarcò a Brindisi il 26 dicembre sul piroscafo
Surate insieme a Giulietti, che ebbe ufficialmente l’incarico di segretario del
Regio Commissariato e il compito di eseguire l’esplorazione della zona fra Assab,
l’Aussa e il Tigrài per individuare le piste carovaniere e cominciare a dirottare
verso quella costa le merci provenienti dall’entroterra, e che portò con sé altri sei
uomini. Il 9 gennaio 1881 essi giunsero ad Assab e, mentre le artiglierie
dell’Ettore Fieramosca eseguivano una salva di ventuno colpi, la bandiera della
Marina mercantile italiana che sventolava sul territorio ancora appartenente alla
R. Rubattino e C., fu sostituita da quella della Regia Marina.
L’11 aprile, completati i preparativi, Giulietti con il sottotenente di vascello
Giuseppe Biglieri, dieci marinai dell’Ettore Fieramosca, due civili italiani e alcuni
indigeni, partì da Assab e fece una lunga sosta a Beilùl, dove fu rifornita dalla
corvetta a ruote. Ripartita da questa località seguendo il corso del Fiume Galima,
all’alba del 25 maggio fu attaccata e tutti i suoi membri vennero uccisi .
(33)
Frigerio, nel redigere il rapporto sull’accaduto, dopo essersi consultato
con il regio commissario Branchi, suggerì di agire energicamente effettuando
uno sbarco a Beilùl, dove sarebbero stati presi degli ostaggi che avrebbero ria-
vuto la libertà solo dopo che fossero stati consegnati gli autori dell’eccidio .
(34)
(33) Ciò che restava delle salme dei membri della spedizione furono rintracciate nella zona di
Egreri presso l’omonimo torrente sepolte in due tumuli solo il 23 maggio 1929 dal barone
Raimondo Franchetti, un esploratore che stava compiendo un viaggio in quell’area, vedi
Raimondo FRANCHETTI, I resti della spedizione Giulietti, in L’ITALIA COLONIALE, VI (1929), 9,
pag. 169; Id., Nella Dancalia etiopica. Spedizione italiana 1928-1929, Milano, Mondadori, 1935,
pagg. 408-409. La Regia Marina subì perdite anche durante la conquista della Somalia che,
fra il 1890 e il 1903, assommarono a tredici ufficiali, un sottufficiale, un graduato e un paio
di marinai. Buona parte di costoro perirono, insieme a diciannove ascari, in circostanze ana-
loghe a quelle della spedizione Giulietti il 26 novembre 1896 mentre si stavano inoltrando
nell’entroterra di Mogadiscio insieme all’esploratore e console Antonio Cecchi. Per maggiori
informazioni vedi Marco GEMIGNANI, La fase iniziale dell’espansione italiana in Somalia, e gli eccidi
di personale della Regia Marina, in BOLLETTINO D’ARCHIVIO DELL’UFFICIO STORICO DELLA
MARINA MILITARE, XIII (1999), 2, pagg. 53-114.
(34) AUSMM, Raccolta di base, busta 2149: copia della lettera del capitano di fregata Gian Galeazzo
FRIGERIO al ministro della Marina Ferdinando ACTON, redatta ad Aden il 14 giugno 1881, con n.
di prot. 61 e avente oggetto «Circa il disastro della nostra spedizione d’esplorazione nell’interno».
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