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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                  L’ufficiale, agendo in tale maniera, mostrò senza equivoci di considerare
             Assab come sotto la piena sovranità dell’Italia attribuendosi delle prerogative
             proprie di un governatore, mentre Sapeto si sarebbe limitato alla gestione delle
             attività economiche di interesse della compagnia di navigazione.
                  A conferma di ciò De Amezaga, quando la mattina del 18 febbraio un
             sambuco  (piccolo  veliero  locale)  proveniente  da  Zeila  inviò  a  terra  quattro
             uomini armati, li fece fermare dai suoi marinai. I quattro riferirono che erano
             stati inviati per rintracciare alcuni disertori egiziani ma, alla richiesta italiana di
             qualificarsi con documenti, essi non poterono provare la loro identità e così
             furono disarmati e scortati fuori del confine della proprietà della Rubattino con
             l’intimazione di non rimettervi piede .
                                                (28)
                  Nel  frattempo  Sapeto  aveva  proseguito  le  trattative  con  il  sultano  di
             Rahéita e il 15 marzo 1880 sottoscrisse un nuovo contratto con il quale acqui-
             stava per conto della compagnia di navigazione genovese tutte le isole della Baia
             di Assab e il litorale che si estendeva tra i promontori di Ras Lumah e Ras
             Sintyar per la somma di tredicimila talleri .
                                                    (29)
                  Per avere notizie certe sul territorio che si estendeva a ovest e a sud di
             quello comprato dalla Rubattino, De Amezaga e Sapeto inviarono dal 19 marzo
             in  tre  riprese  l’esploratore  Giuseppe  Maria  Giulietti  con  quindici  marinai
             dell’Esploratore al comando del guardiamarina Ambrogio Colombo a svolgere
             una  ricognizione.  Fu  così  possibile  appurare  che  nell’entroterra  di  Assab  vi
             erano quattro villaggi abitati e uno abbandonato, alcuni pozzi d’acqua potabile,
             e branchi di antilopi, di struzzi e di scimmie.
                  Nello stesso periodo il comandante e il professore, non tenendo conto
             delle istruzioni ricevute e per mettere il governo italiano davanti al fatto com-
             piuto, dopo un lungo colloquio svoltosi il 30 marzo con il sultano di Rahéita,
             ottennero da quest’ultimo la richiesta di protezione da parte del governo italia-
             no e di dichiararsi vassallo di Umberto I in cambio di un appannaggio annuo di
             una somma compresa fra i mille e i milleduecento talleri e che egli avrebbe
             inviato un messo a Mohammed ibn Anfari, sultano dell’Aussa, per esortarlo a
             fare pure lui atto di sottomissione e di vassallaggio al re d’Italia .
                                                                          (30)
             (28)  Ibidem.
             (29)  Nell’atto era specificato che quattromila talleri sarebbe stati versati come acconto, tremila
                  dopo tre mesi e il resto trascorso un anno da questo secondo versamento, vedi Trattati e con-
                  venzioni tra il Regno d’Italia e gli Stati esteri raccolti a cura del Ministero degli Affari Esteri, vol.
                  IX, cit., pagg. 35-37.
             (30)  AUSMM, Raccolta di base, busta 2150, fascicolo 3: copia della lettera del capitano di fregata Carlo
                  DE AMEZAGA al presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri Benedetto
                  CAIROLI redatta ad Assab il 31 marzo 1880, con n. di prot. 34, Riservatissimo e avente oggetto
                  «Rapporto politico. Zeyla. Tagiura. Cannoniera inglese Philomel. Sultano Berehan».

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