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L’INTERESSE INIZIALE DEL REGNO D’ITALIA PER IL CORNO D’AFRICA
Alla spedizione presero parte Sapeto, Beccari e il botanico e naturalista
Giacomo Doria, che con il Messina e l’Esploratore giunsero ad Assab il 25
dicembre 1879. Il professore si mise in contatto con il sultano di Rahéita
Berehan ben Mohammed Dini e cinque giorni dopo stipulò, formalmente per
conto della Rubattino, il contratto per l’acquisto delle isole di Omm-el-Barhar,
di Ras-er-Raml (pagandone anche in un’unica soluzione i canoni per l’affitto di
dieci anni fino a quel momento mai corrisposti) e il gruppo delle Darmackiè .
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Gli italiani, insieme ad alcuni indigeni assoldati sul posto e ad Aden,
cominciarono a spianare dune, a tracciare strade e a costruire edifici, pozzi arte-
siani, forni e un pontile lungo sessanta metri, suscitando le preoccupazioni sia
dei britannici che degli egiziani, i quali inviarono loro navi da guerra a sorveglia-
re le acque di Assab. Il 10 gennaio 1880 giunse in quella località anche l’Ischia
e, affinché i lavori proseguissero abbastanza alacremente, il comandante
dell’Esploratore chiese l’invio di denaro e di materiali edili sia da parte di
Rubattino, sia da parte del governo italiano .
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De Amezaga poco più di un mese dopo contravvenne alle disposizioni rice-
vute prima di iniziare la missione, ovvero di astenersi scrupolosamente dall’effet-
tuare qualsiasi atto che potesse apparire come l’esercizio della sovranità territoria-
le. Egli infatti il 16 febbraio 1880, prendendo come pretesto un tentativo di furto
di bestiame da parte di due indigeni avvenuto la sera precedente, «considerai che
il territorio di Assab, occupato da persone ed averi nazionali, privo delle caratte-
ristiche di territorio soggetto a sovranità riconosciuta, circondato da tribù viventi
allo stato semi selvaggio, doveva paragonarsi ad un tratto di costa inospitale, sulla
quale si sta effettuando un salvataggio marittimo per conto e opera d’italiani, in
presenza di navi da guerra di S(ua) M(aestà)» e pertanto riteneva che il terreno
acquistato dalla R. Rubattino e C. avesse «il carattere di prolungamento della nave
da guerra chiamata a tutelarlo» . Il comandante De Amezaga di fatto istituì la
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legge marziale su tutto il territorio di Assab, inviò a terra un picchetto armato che
nelle sue intenzioni doveva rimanervi permanentemente ed emanò un’ordinanza
nella quale era riportato che nessun indigeno, salvo autorizzazione, poteva avvici-
narsi a meno di trenta passi dalla caserma dove il reparto era acquartierato.
(25) Trattati e convenzioni tra il Regno d’Italia e gli Stati esteri raccolti a cura del Ministero degli Affari
Esteri, vol. IX, cit., pagg. 32-35.
(26) AUSMM, Raccolta di base, busta 2150, fascicolo 3: copia della lettera del capitano di fregata
Carlo DE AMEZAGA al ministro della Marina Ferdinando ACTON redatta ad Aden il 27 gen-
naio 1880, con n. di prot. 5 Riservato e avente oggetto «Rapporto intorno alla Colonia di
Assab».
(27) Ivi: copia della lettera del capitano di fregata Carlo DE AMEZAGA al ministro degli Affari
Esteri Benedetto CAIROLI redatta ad Assab il 2 marzo 1880, con n. di prot. 17 Riservato e
avente oggetto «Disordini in Assab. Provvedimenti relativi. Sambuco di Zeila».
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