Page 55 - Rassegna 2019-3
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USO CONSAPEVOLE DEI SOCIAL MEDIA



                     Lo sleale difetto di chiarezza sussiste quando il giornalista, al fine di sot-
               trarsi alle responsabilità che comporterebbero univoche informazioni o critiche
               senza, peraltro, rinunciare a trasmetterle in qualche modo al lettore, ricorre -
               con  particolare  riferimento  a  quanto  i  giudici  di  merito  hanno  nella  specie
               accertato - ad uno dei seguenti subdoli espedienti (nei quali sono da ravvisarsi,
               in sostanza, altrettante forme di offese indirette):
                     a)al sottinteso sapiente: cioè all’uso di determinate espressioni nella con-
               sapevolezza che il pubblico dei lettori, per ragioni che possono essere le più
               varie a seconda dei tempi e dei luoghi ma che comunque sono sempre ben pre-
               cise, le intenderà o in maniera diversa o addirittura contraria al loro significato
               letterale, ma, comunque, sempre in senso fortemente più sfavorevole - se non
               apertamente offensivo - nei confronti della persona che si vuol mettere in cat-
               tiva luce. Il più sottile e insidioso di tali espedienti è il racchiudere determinate
               parole tra virgolette, all’evidente scopo di far intendere al lettore che esse non
               sono altro che eufemismi, e che, comunque, sono da interpretarsi in ben altro
               (e ben noto) senso da quello che avrebbero senza virgolette;
                     b)agli accostamenti suggestionanti (conseguiti anche mediante la semplice
               sequenza in un testo di proposizioni autonome, non legate cioè da alcun esplicito
               vincolo sintattico) di fatti che si riferiscono alla persona che si vuol mettere in
               cattiva luce con altri fatti (presenti o passati, ma comunque sempre in qualche
               modo negativi per la reputazione) concernenti altre persone estranee, ovvero
               con giudizi (anch’essi ovviamente sempre negativi) apparentemente espressi in
               forma generale ed astratta e come tali ineccepibili (come ad esempio, l’afferma-
               zione “il furto è sempre da condannare”) ma che, invece, per il contesto in cui
               sono inseriti, il lettore riferisce inevitabilmente a persone ben determinate;
                     c)al tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato, specie nei titoli
               o comunque all’artificiosa e sistematica drammatizzazione con cui si riferiscono
               notizie neutre perché insignificanti o, comunque, di scarsissimo valore sintoma-
               tico, al solo scopo di indurre i lettori, specie i più superficiali, a lasciarsi sugge-
               stionare dal tono usato fino al punto di recepire ciò che corrisponde non tanto
               al contenuto letterale della notizia, ma quasi esclusivamente al modo della sua
               presentazione: classici a tal fine sono l’uso del punto esclamativo - anche là ove
               di solito non viene messo - o la scelta di aggettivi comuni, sempre in senso
               negativo, ma di significato non facilmente precisabile o comunque sempre lega-
               to a valutazioni molto soggettive, come, ad esempio, “notevole”, “impressio-
               nante”, “strano”, “non chiaro”;
                     d)alle vere e proprie insinuazioni anche se più o meno velate (la più tipica
               delle quali è certamente quella secondo cui “non si può escludere che…” riferita


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