Page 26 - Rassegna 2019-2
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DOTTRINA



                  Un approccio dunque, ancora una volta, risk-based di prevenzione e con-
             trasto  all’illecito  mediante  l’organizzazione,  l’autoregolamentazione,  la  predi-
             sposizione di protocolli operativi di individuazione e mitigazione entro limiti
             tollerabili del rischio di commissione di reati nell’ente, proprio secondo quel
             meccanismo che si è voluto esportare, come evidenziavo in apertura, anche
             nella pubblica amministrazione. Nel corso degli anni l’impegno dei grandi grup-
             pi industriali, della corporate governance, nell’elaborazioni di tali strumenti di pre-
             venzione è stato davvero notevole e meritorio.
                  In tal senso il mondo delle imprese ha svolto e svolge un ruolo realmente pro-
             attivo nell’azione collettiva di contrasto alla criminalità economica che ha coinvolto
             certamente i governi nazionali, ma, grazie a tale strumento, anche gli enti privati.
                  I quali, va detto, hanno spesso implementato modelli di prevenzione dav-
             vero efficienti, coinvolgendo in tale attività anche le varie società tra loro colle-
             gate nell’ambito dei gruppi di imprese (internazionali e non).
                  Può richiamarsi al riguardo, ad esempio, la creazione spontanea da parte
             di alcuni enti privati di strumenti informatici automatizzati di raccolta, confron-
             to e analisi - anche mediante l’uso di algoritmi e software di intelligenza artificiale
             - di una notevole mole di dati interni e esterni all’impresa, al fine principale di:
             identificare indicatori di anomalia e segnali d’allarme nelle operazioni aziendali
             o fornire al management un report in real-time in merito a eventuali condotte com-
             merciali anomale (o altri red flags) nel comportamento della controparte con cui
             si stanno conducendo trattative e altre operazioni.
                  La responsabilizzazione degli enti collettivi nella prevenzione dei reati rap-
             presenta quindi una scelta legislativa cui bisogna, anche per tali ragioni, davvero
             guardare con favore. Del resto, sarebbe estremamente più complicato garantire le
             indispensabili esigenze di legalità dei mercati e un’effettiva lotta alla corruzione -
             così impedendo l’acquisizione di posizioni di vantaggio indebite nell’economia
             legale - senza coinvolgere le imprese nelle indispensabili attività di prevenzione
             dei reati, non solo formalmente, ma altresì da un punto di vista eminentemente
             pratico-gestorio e concreto. Si tratta, del resto, proprio di quel tipo di scambio di
             buone prassi tra pubblico e privato e di coinvolgimento del mondo degli operatori
             economici nella lotta agli illeciti e alla corruzione cui accennavo in precedenza.
                  Se questi sono gli aspetti positivi dei passi fino a ora compiuti dalla corpo-
             rate governance - specie in tema di contrasto alla criminalità da profitto -, bisogna
             comprendere quali siano le sfide future che dovranno essere affrontate in que-
             sto campo. Malgrado la sempre maggiore diffusione di buone pratiche in tema
             di compliance e diffusione dei principi di corretto governo societario, infatti, tale
             settore appare non privo di criticità.


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