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DOTTRINA



             di ogni relazione umana” . Quando, infatti, cominciano le molestie la vittima
                                     (5)
             può, più o meno inconsapevolmente, “colludere” con il molestatore rinforzan-
             done  fraintendimenti,  fantasie  di  accoglienza  e  agevolando  l’intrusione  nella
             sfera della propria privacy. Non è un caso che la ricerca sulle caratteristiche delle
             vittime di stalking risulti meno estesa e approfondita in letteratura: una simile
             questione, infatti, può facilmente essere interpretata male o strumentalizzata.
             Ad esempio, si può ritenere erroneamente che l’interrogarsi su come si com-
             porti la vittima rappresenti, in una certa misura, anche un modo per colpevo-
             lizzarla  rispetto  alle  intrusioni  moleste  che  le  vengono  inflitte,  aggiungendo
             ulteriori danni a quelli già subiti a causa dello stalking.
                  In realtà il problema è assai diverso e concerne da una parte la possibilità
             di comprendere il fenomeno nella sua complessità, dall’altra la necessità di indi-
             viduare quelle strategie comportamentali messe in atto dalle vittime che risulta-
             no più efficaci nel porre fine alle molestie, o quantomeno nel ridurre il rischio
             di esposizione a violenze e intrusioni ancora maggiori. Si tratta cioè di permet-
             tere alla vittima di riprendersi una parte di responsabilità e quindi di potere. Per
             esempio, ci si può chiedere come mai la maggior parte delle vittime di stalking
             non denunci il persecutore, considerando che i dati statistici evidenziano come
             la denuncia alle Forze dell’ordine abbia un’elevata efficacia dal far desistere lo
             stalker dal suo comportamento assillante. Sulla base delle caratteristiche della
             relazione vittima-stalker, ma anche rispetto al tipo di stalker e al contesto in cui
             si verificano le molestie, Mullen, Pathé e Purcell (2000) hanno distinto le vittime
             in primarie (o dirette) e secondarie (o indirette).
                  La categoria delle “vittime primarie”, comprende:
                  -  Ex intimi: questo gruppo, il più rappresentativo, è costituito in maggio-
             ranza da donne. Si tratta di vittime che hanno intrattenuto un relazione di inti-
             mità (coniugi, conviventi, fidanzati) con il proprio stalker. In questi casi le atti-
             vità intimidatorie e di molestie cominciano con la fine di una relazione, avvenu-
             ta o semplicemente dichiarata dalla vittima;
                  -  Amici e conoscenze occasionali: queste vittime sono oggetto di persecuzioni da
             parte di un vicino rancoroso, o di un conoscente rifiutato, o in conseguenza della
             fine di un rapporto di amicizia. Le molestie sono solitamente meno durature e con
             meno frequenza esitano in aggressioni fisiche o sessuali, rispetto al gruppo degli ex
             intimi. Un’alta percentuale di questo gruppo è rappresentato da vittime maschili;
                  -  Contatti professionali: è la categoria che comprende le help professions ovve-
             ro operatori sanitari, periti, avvocati, giudici, infermieri, assistenti sociali, psico-
             logi. Gli stalker possono ritenerli responsabili di offese, rifiuti, insuccessi oppure
             (5)  U. FORNARI, 2005.

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