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DOTTRINA
gli psicopatici, seppure realizzino reati di varia natura , mostrino una maggiore
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tendenza a metter in atto condotte violente rispetto alla controparte non psico-
patica . L’infrazione della legge sembra costituire non tanto una caratteristica
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in grado di definire il disturbo in questione, quanto piuttosto una potenziale
conseguenza delle caratteristiche psicologiche che lo connotano . Pertanto, si
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ritiene utile identificare tali caratteristiche, al fine di comprendere quali processi
psicologici siano alla base delle condotte criminali compiute dagli psicopatici.
In seguito alla commissione di un reato, ciò potrebbe contribuire in maniera
sostanziale al giudizio sull’attribuzione della capacità di intendere e di volere da
parte dello specialista chiamato a svolgere l’attività peritale e, conseguentemen-
te, alla pena eventualmente inflitta da parte del giudice. Inoltre, un’adeguata
comprensione del funzionamento psicologico degli autori di reato è alla base
dei programmi riabilitativi e trattamentali a loro riservati.
Alla luce di queste considerazioni, il presente lavoro si pone l’obiettivo di
esplorare, dapprima, quali caratteristiche connotano il costrutto di psicopatia e
in che modo queste possano dare ragione delle condotte criminali commesse
dai soggetti che presentano tale configurazione di personalità, per poi analizza-
re più nello specifico i rapporti tra psicopatia e criminalità, tenendo conto dei
contributi empirici e delle elaborazioni teoriche che sono stati prodotti su tale
argomento. Infine, vengono discusse le implicazioni del costrutto di psicopatia
in ambito giuridico-forense, sottolineando come le attuali conoscenze scientifi-
che suggeriscano di non reputare la psicopatia una condizione implicante, di
per sé, una ridotta o mancata capacità di intendere e di volere.
2. Il concetto di psicopatia
Nonostante il concetto di psicopatia sia oggetto di studio da parte della
comunità scientifica da più di due secoli , è possibile attribuire a Cleckley uno
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dei maggiori contributi resi in questo campo d’indagine. Sulla base della propria
esperienza clinica e, più in particolare, delle osservazioni effettuate all’interno
(3) R. D. HARE, L. M. MCPHERSON, Violent and aggressive behavior by criminal psychopaths, in
INTERNATIONAL JOURNAL OF LAW AND PSYCHIATRY, 1984, 7, 35-50; D. S. KOSSON, S. S.
SMITH, J. P. NEWRNAN, Evaluating the construct validity of psychopathy in BLACK AND WHITE MALE
INMATES: THREE PRELIMINARY STUDIES, in JOURNAL OF ABNORMAL PSYCHOLOGY, 1990, 99,
250-259.
(4) J. R. MELOY, The “polymorphously perverse” psychopath: Understanding a strong empirical relationship,
in BULLETIN OF THE MENNINGER CLINIC, 2002, 66, 3, 273-289.
(5) R. D. HARE, 2009, op. cit.
(6) B. A. ARRIGO, S. SHIPLEY, The confusion over psychopathy (I): Historical considerations, in
INTERNATIONAL JOURNAL OF OFFENDER THERAPY AND COMPARATIVE CRIMINOLOGY, 2001,
45, 3, 325-344.
(7) H. M. CLECKLEY, The mask of sanity, 5 edition, Mosby, St. Louis, 1976.
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