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LA SICUREZZA DEGLI STATI TRA GUERRE PSICOLOGICHE
                                    E STRATEGIE DI INTELLIGENCE



             (Istituto  nazionale  assicurazioni).  Persino  la  società  pubblica  Ente  Tabacchi
             Italiani è stata denazionalizzata nel 2003. Durante gli anni delle privatizzazioni,
             molte  aziende  dell’industria  nazionale  sono  finite  in  mano  straniera  come  il
             Nuovo Pignone, acquisito dalla americana General Electric o le Acciaierie speciali
             Terni, inglobate nella tedesca ThyssenKrupp. Tali privatizzazioni sono state gesti-
             te da banche d’affari anglosassoni. Originariamente si pensava che le privatiz-
             zazioni avrebbero portato a una drastica riduzione del debito pubblico, ma ciò
             non si è verificato. Infatti, nel 1992 lo Stato controllava l’ottanta per cento del
             sistema bancario e dava lavoro al sedici per cento degli italiani. Da quell’anno al
             2013, si sono incassati oltre 127 miliardi di euro dalle privatizzazioni e nello
             stesso periodo il debito pubblico è passato da 795 a 2.060 miliardi di euro. Gli
             Stati Uniti detengono il record del debito pubblico mondiale. Nel 2015 i mag-
             giori investitori su deficit accumulato da Washington erano la Cina (1.185 miliar-
             di di dollari) e il Giappone (1.144 miliardi di dollari). Il debito pubblico italiano
             del 2015, secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia, per il trentasette per
             cento è in mano agli investitori stranieri, mentre la quota in possesso delle fami-
             glie italiane è in netto calo. Il controllo del debito pubblico è un giano bifronte
             poiché da un lato può condizionare le economie nazionali ma dall’altro, quando
             si superano certe soglie, c’è l’interesse a promuovere quelle economie per con-
             sentire la restituzione del debito. Oggi si può riscontrare un paradosso, e cioè
             che sono le grandi società industriali controllate dallo Stato, come l’Eni, a essere
             rimaste italiane e a essere cresciute di più negli ultimi anni: recentemente l’utile
             operativo dell’azienda di San Donato Milanese è quadruplicato rispetto all’anno
             precedente. Un esempio di altra natura è quello rappresentato dalla Fiat, dove
             l’azionista di maggioranza è la Exor NV, società di investimento italiana tra le
             maggiori d’Europa.
                  Tra gli altri azionisti della Exor figurano colossi del sistema finanziario
             globale  come  BlackRock,  Vanguard  Group e  Fidelity  Management .  Anche
                                                                              (60)
             Telecom Italia è controllata dalla società di media e comunicazione francese
             Vivendi. Dell’anno scorso è l’acquisto di Italo-Ntv da parte del fondo d’investi-
             mento americano Global Infrastructure Partners. Il quadro che emerge da questi
             brevi spunti sembra delineare l’aspetto negativo della globalizzazione che inde-
             bolisce la sovranità nazionale poiché prima di tutto sposta il livello della deci-
             sione dal piano politico a quello finanziario. Mentre da un lato risulta dunque
             vincente il capitalismo finanziario e la smaterializzazione della ricchezza, dall’al-
             tro appare in tutta evidenza la crisi delle élite espresse dalle democrazie, che a

             (60)  S. VITALI, J. B. GLATTFELDER, S. BATTISTON, The Network of  Global Corporate Control, ottobre
                  2011, in: http://journals.plos.org/plosone/ article?id=10.1371/journal.pone.0025995.

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