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INTERVENTO DEL COMANDANTE GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Ebbene, forse è merito di que-
sta straordinaria aderenza se, proprio
nei Comuni fino a 50.000 abitanti,
oltre il 72% dei residenti ritiene di
vivere in zone “poco o per nulla a
rischio criminalità”, come attestato
dal più recente rapporto ISTAT sulla
percezione della sicurezza .
(1)
Sta di fatto che nell’anno
appena trascorso l’Arma ha perse-
guito il 73% dei reati complessiva-
mente denunciati e ha scoperto il
63% dei casi risolti da tutte le Forze
di polizia.
Un impegno intensissimo, cui
resta connaturato un elevato rischio
per gli operatori. Nell’anno appena
trascorso, 7 Carabinieri hanno
perso la vita e 1.583 sono stati feriti.
Non si tratta di tragiche fatalità. Dietro ogni singolo numero di questa stati-
stica c’è una vicenda impregnata di spirito di servizio e senso del dovere per fron-
teggiare - mi si lasci passare la suggestione - con la “normalità” del coraggio quo-
tidiano la “banalità” di un male fatto, sempre più, di violenze gratuite e spropor-
zionate .
(2)
Una normalità che, tante volte, si traduce in un semplice gesto di solidarietà.
Lo ha rimarcato, con parole nitide, il signor Presidente della Repubblica, ricordan-
do, nel messaggio di fine anno, uno dei tanti episodi di vicinanza alla popolazione,
che è la cifra distintiva del servizio dell’Arma. Lo ringrazio di cuore.
L’efficacia delle misure di sicurezza si confronta anche con i sentimenti dei cit-
tadini. Per questo, gli indici sull’andamento della criminalità, pur segnando l’ogget-
tiva diminuzione dei reati, da soli non dissipano le apprensioni della quotidianità.
L’azione delle Forze di polizia non può, essa sola, corrispondere alla tota-
lità delle diversificate istanze di tutela provenienti dalla popolazione. Tuttavia,
non c’è dubbio che a dare rassicurante tangibilità alle statistiche siano anche gli
atteggiamenti concreti degli operatori della sicurezza: in definitiva, la loro affi-
dabilità.
(1) Pubblicato il 22 giugno 2018 e relativo agli anni 2015-2016.
(2) Il riferimento è alla “Banalità del male”, saggio di Hannah Arendt del 1963.
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