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Intervento del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri
Generale di Corpo d’Armata Giovanni Nistri
consuetudine che, in questa circostanza, il Comandante Generale
illustri le attività istituzionali svolte e i programmi in corso, tra-
Èguardando i progetti futuri, per rivolgersi poi agli Ufficiali fre-
quentatori in chiusura del suo intervento.
Oggi, tuttavia, desidero invertire il tradizionale ordine espositivo e comin-
ciare proprio dai giovani allievi. Lo faccio per una ragione ben precisa: ribadire
la centralità valoriale della persona, in termini di responsabilità, coscienza, coe-
renza. È un tema decisivo, cari Ufficiali Allievi, dacché, a conti fatti, voi siete
coloro che, nel progredire della carriera, assumerete l’onere di guidare
l’Istituzione alla soglia dei suoi 250 anni di vita.
Responsabilità del ruolo. Chiunque indossi questa uniforme - ciascuno con
il suo grado e nel suo incarico - porta il peso della responsabilità. La vostra, in
quanto Comandanti, è la più alta. Sarete chiamati a intercettare disagi e bisogni,
a garantire la libera fruizione dei diritti di ognuno, ad assicurare il rispetto della
dignità di tutte le persone, specie di quelle in condizioni di fragilità e sottoposte
alla nostra custodia, affinché l’affermazione della legalità sia sempre scevra da
gratuita violenza e proterva angheria, come la Costituzione ci impone.
Coscienza dell’autorità rivestita. Autorità deriva dal latino augère cioè
accrescere. Chi ne è investito ha il dovere di accrescere le persone che dipendo-
no dalle sue decisioni ma, anzitutto, sé stesso: deve migliorarsi continuamente,
alimentando competenze e conoscenze per ampliare la propria visione; deve
ascoltare con attenzione e giudicare con equilibrio, per sostenere la motivazione
degli uomini e delle donne affidatigli, meritandone la considerazione.
Coerenza dell’esempio. L’autorevolezza non è un abito che si possa indos-
sare e dismettere secondo convenienza. Si è autorevoli solo se si è credibili,
testimoniando ogni giorno, con la propria condotta, i principi che sono la gram-
matica etica della nostra condizione di militari e di tutori dell’ordine.
Sono obblighi gravosi, il cui adempimento resta tuttavia indefettibile. Lo
dobbiamo noi tutti all’Arma, che accompagna la Storia d’Italia e la quotidianità
degli italiani dal 1814, conservando intatto il legame di identità con il territorio
e con le sue comunità.
L’Italia è un Paese di borghi e di contrade. Oltre due terzi dei cittadini vivo-
no in comuni inferiori ai 50.000 abitanti. Il 48% di queste comunità fanno riferi-
mento alle proprie Stazioni, Tenenze e Compagnie Carabinieri: sono gli unici pre-
sidi di polizia, che estendono la loro prossimità anche ai centri che ne sono privi.
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