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LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE IN UN’OTTICA ANTIMAFIA
posizione a livello costituzionale ”. Uno statuto che consentirebbe di garantire
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finalmente un’effettiva indipendenza, vincolando l’azione dell’Autorità alle sole
disposizioni di legge, uniformemente valide, determinando il superamento
dell’attuale fase di difformità normativa. Andrebbe chiarita, pertanto, attraverso
un provvedimento legislativo ad hoc, la natura istituzionale delle Autorità ammi-
nistrative indipendenti e colmate le carenze di accountability e di legittimazione
comportate da un modello svincolato dal circuito democratico.
Le peculiari funzioni attribuite all’ANAC, in tal modo, acquisirebbero la
necessaria legittimazione formale per poter svolgere un ruolo concretamente
decisivo nella lotta alla corruzione e, di conseguenza, alla criminalità organizza-
ta. Accanto a tali dubbi, inoltre, si segnalano due questioni rimaste irrisolte e
confluite in un più ampio dibattito mediatico: il pericolo di parzialità, dovuto al
legame ancora strettissimo del Presidente con la compagine governativa, e l’ef-
fetto paralizzante che l’ANAC avrebbe sull’amministrazione pubblica. La
prima, potrebbe trovare risposta nell’auspicato intervento normativo, una disci-
plina di portata generale che assicurerebbe la necessaria indipendenza a tutte le
authorities, riconducendo queste ultime a un univoco modello organizzativo,
prevedendo idonei meccanismi di legittimazione dal basso e stabilendo proce-
dure di nomina dei vertici adeguate a impedire eccessivi legami con l’esecutivo.
È evidente come la figura di un Presidente con autonomi e specifici poteri di
proposta e di segnalazione si ponga a metà strada tra le precedenti strutture,
accusate di sostanziale staticità, e un organismo repressivo di natura giurisdizio-
nale, generando una situazione di stallo che potrebbe risolversi attribuendo a
quest’ultimo le necessarie garanzie d’indipendenza e, successivamente, confe-
rendogli concreti poteri di indagine e sanzione in materia.
L’Autorità Nazionale Anticorruzione, così com’è attualmente strutturata,
per una presunta eterogenesi dei fini, si sarebbe dimostrata non solo inefficace,
ma addirittura avrebbe determinato una paralisi dell’agire amministrativo, gene-
rando timori e incertezze negli operatori, i quali si sarebbero attestati su una
posizione di inerzia istituzionale in attesa degli interventi dell’Autorità, risultan-
do la sua azione un mero aggravio burocratico.
Un’Autorità che già nel nome susciterebbe perplessità e imbarazzi, senti-
menti confermati dall’infelice accostamento in capo al medesimo organismo
delle funzioni di ordinaria gestione degli appalti pubblici con il contrasto alla cor-
ruzione, quasi suggerendo che tale pratica sia inevitabilmente radicata nell’agire
normale dell’apparato pubblico nostrano.
(39) C. FRANCHINI, mito e realtà delle autorità indipendenti, in ImPresa&stato - Rivista della Camera
di Commercio di Milano, n. 35 (www.impresa-stato.mi.camcom.it).
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