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LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE IN UN’OTTICA ANTIMAFIA



               posizione a livello costituzionale ”. Uno statuto che consentirebbe di garantire
                                              (39)
               finalmente un’effettiva indipendenza, vincolando l’azione dell’Autorità alle sole
               disposizioni  di  legge,  uniformemente  valide,  determinando  il  superamento
               dell’attuale fase di difformità normativa. Andrebbe chiarita, pertanto, attraverso
               un provvedimento legislativo ad hoc, la natura istituzionale delle Autorità ammi-
               nistrative indipendenti e colmate le carenze di accountability e di legittimazione
               comportate da un modello svincolato dal circuito democratico.
                    Le peculiari funzioni attribuite all’ANAC, in tal modo, acquisirebbero la
               necessaria legittimazione formale per poter svolgere un ruolo concretamente
               decisivo nella lotta alla corruzione e, di conseguenza, alla criminalità organizza-
               ta. Accanto a tali dubbi, inoltre, si segnalano due questioni rimaste irrisolte e
               confluite in un più ampio dibattito mediatico: il pericolo di parzialità, dovuto al
               legame ancora strettissimo del Presidente con la compagine governativa, e l’ef-
               fetto  paralizzante  che  l’ANAC  avrebbe  sull’amministrazione  pubblica.  La
               prima, potrebbe trovare risposta nell’auspicato intervento normativo, una disci-
               plina di portata generale che assicurerebbe la necessaria indipendenza a tutte le
               authorities, riconducendo queste ultime a un univoco modello organizzativo,
               prevedendo idonei meccanismi di legittimazione dal basso e stabilendo proce-
               dure di nomina dei vertici adeguate a impedire eccessivi legami con l’esecutivo.
               È evidente come la figura di un Presidente con autonomi e specifici poteri di
               proposta e di segnalazione si ponga a metà strada tra le precedenti strutture,
               accusate di sostanziale staticità, e un organismo repressivo di natura giurisdizio-
               nale, generando una situazione di stallo che potrebbe risolversi attribuendo a
               quest’ultimo le necessarie garanzie d’indipendenza e, successivamente, confe-
               rendogli concreti poteri di indagine e sanzione in materia.
                    L’Autorità Nazionale Anticorruzione, così com’è attualmente strutturata,
               per una presunta eterogenesi dei fini, si sarebbe dimostrata non solo inefficace,
               ma addirittura avrebbe determinato una paralisi dell’agire amministrativo, gene-
               rando timori e incertezze negli operatori, i quali si sarebbero attestati su una
               posizione di inerzia istituzionale in attesa degli interventi dell’Autorità, risultan-
               do la sua azione un mero aggravio burocratico.
                    Un’Autorità che già nel nome susciterebbe perplessità e imbarazzi, senti-
               menti  confermati  dall’infelice  accostamento  in  capo  al  medesimo  organismo
               delle funzioni di ordinaria gestione degli appalti pubblici con il contrasto alla cor-
               ruzione, quasi suggerendo che tale pratica sia inevitabilmente radicata nell’agire
               normale dell’apparato pubblico nostrano.

               (39)  C. FRANCHINI, mito e realtà delle autorità indipendenti, in ImPresa&stato - Rivista della Camera
                    di Commercio di Milano, n. 35 (www.impresa-stato.mi.camcom.it).
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