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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI




                  Tuttavia, soffermandosi sul ruolo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione,
             è  stata  proposta  una  diversa  lettura:  questa  concentrazione  di  competenze,
             “apparentemente alluvionale”, risponderebbe a un disegno razionale caratteriz-
             zato dall’organicità della struttura, dalla competenza dei soggetti coinvolti, dalla
             partecipazione dei portatori d’interessi qualificati - i cosiddetti stakeholder - e
             dalla flessibilità della regolazione, capace, pertanto, di adattarsi rapidamente ai
             mutamenti del contesto di riferimento . Un disegno, invero, coerente con i
                                                   (40)
             valori tradizionalmente attribuiti al moderno Stato di diritto poiché, nonostante
             le torsioni conseguenti all’introduzione dell’inedito modello di amministrazione
             costituito dalle authorities, il legislatore ha sviluppato appositi meccanismi isti-
             tuzionali capaci di ricondurre il sistema dell’anticorruzione nell’alveo della legit-
             timità democratica tramite il ricorso alla partecipazione civica e a nuove forme
             di  “responsabilità  politica  diffusa”,  consentendo  all’ANAC  di  operare  “nel
             pieno rispetto dei principi di partecipazione, contraddittorio e leale collabora-
             zione tra vigilante e vigilato ”.
                                       (41)
                  Le due strade tracciate dalla dottrina, finora delineate, possono essere rite-
             nute entrambe percorribili poiché, sebbene giungano a conclusioni differenti,
             partono da un medesimo presupposto: la carenza di accountability e di legittima-
             zione democratica delle Autorità indipendenti e la parallela concentrazione di
             poteri in capo a una sola di queste. Un presupposto, quest’ultimo, che ha il pre-
             gio di indicare la strada al legislatore, il cui compito in materia è oggi assai
             arduo, dovendosi confrontare con un contesto segnato dal susseguirsi di cam-
             biamenti epocali: dal dominio della finanza internazionale alle migrazioni di
             massa,  dal  terrorismo  di  matrice  islamica  al  sempre  fiorente  mercato  della
             droga, dall’economia globale al globalismo politico. Un contesto in cui le mafie
             sanno  muoversi  con  estremo  dinamismo  e  disinvoltura,  coltivando  interessi
             economici  e  politici  in  tutto  il  mondo,  radicando  le  proprie  strutture  negli
             ambienti più insospettabili. Il Generale dalla Chiesa, avendo compreso questa
             eccezionale capacità espansiva della criminalità organizzata, affermò: “chiunque
             pensi di combattere la mafia nel “pascolo” palermitano e non nel resto d’Italia
             non farebbe altro che perdere tempo ”.
                                                (42)
                  Una lezione valida ancora oggi, poiché questa lotta, lungi dall’essersi con-
             clusa, dovrà essere portata sul piano globale affinché possa esserci vittoria.




             (40)  F. GIUFFRÈ, cit., pag. 29.
             (41)  Ibidem.
             (42)  Da un’intervista concessa a Giorgio Bocca e apparsa su la rePubblICa il 10 agosto 1982.
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