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ASSOCIAZIONISMO DELINQUENZIALE FINALIZZATO
AL COMPIMENTO DI ATTI DI TERRORISMO
multiculturalismo può avere laddove al sostrato culturale venga a mischiarsi il
fattore patologico del terrore. In altre parole, traspare l’intenzione di strumen-
talizzare un crescente malessere sociale indirizzandolo, se non addirittura
fomentandolo, affinché raggiunga livelli tali da costituire terreno fertile per un
vero e proprio scontro sociale, in cui i terroristi ricoprirebbero non il ruolo di
carnefici, bensì di agenti prodighi per il bene altrui, accogliendo - arruolando -
i propri accoliti affinché si sentano protetti.
L’Italia, è noto, nella storia recente ha conosciuto il fenomeno del terrori-
smo interno e della criminalità organizzata nelle più violente forme. Fenomeni
che hanno profondamente segnato la legislazione nazionale, consentendo lo svi-
luppo di strumenti giuridici e operativi di contrasto che hanno permesso di
affrontare adeguatamente anche il nuovo fenomeno del terrorismo jihadista
caratterizzato dal diffuso utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa, utilizzati
direttamente e indirettamente. L’attuale stagione terroristica ha conosciuto un
ricorso sofisticato e professionale allo strumento cinematografico il quale ha con-
sentito la produzione di una svariata serie di clip volti al perseguimento di un dop-
pio fine: propaganda e sgomento. Lo studio effettuato dal Combating Terrorism
Center di West Point dal titolo “Down but Not Out: An Uploaded Examination of
the Islamic State’s Visual Propaganda” , nell’analizzare la produzione mediatica
(6)
di Stato Islamico dal gennaio 2015 al giugno 2018, evidenzia che:
• la produzione propagandistica dello Stato Islamico ha subito un sensibile
decremento, portandosi da 754 uscite dell’agosto 2015 a 44 uscite del giugno 2018;
• l’effettività nell’utilizzo dei mezzi di propaganda da parte dello Stato
Islamico è stata fortemente ridotta anche a causa dell’uccisione mirata da parte
della coalizione degli operativi specificamente dedicati a questo scopo (più di
cento nel periodo in esame);
• i video pubblicati dallo Stato Islamico hanno aumentato la propria dura-
ta (passando dai sei minuti di media del 2015 ai sedici minuti e mezzo del 2018),
diminuendo però il numero di video pubblicati (verosimilmente a causa delle
sconfitte subite nel territorio di elezione che potrebbero aver determinato l’in-
capacità da parte dell’organizzazione di produrre video maggiormente attagliati
a settori specifici di audience);
• nonostante le sconfitte subite in Iraq e Siria, a fronte della momentanea
diminuzione di pubblicazioni verso la fine del 2016, dall’inizio del 2017 il mate-
riale pubblicato dalle emittenti di Stato Islamico presenti all’interno di quel ter-
ritorio ha subito un nuovo aumento, evidenziando la capacità dello Stato
Islamico di rigenerarsi;
(6) Del luglio 2018, scritto da Daniel Milton.
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