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TRIBUNA DI STORIA MILITARE




                  il tema della formazione dunque rappresenta un aspetto piuttosto impor-
             tante per il vertice dell’Arma strettamente connesso con la promozione dello
             studio e della ricerca e ciò consente di presentare qualche riflessione in queste
             pagine. in particolare, grazie alle parole del Comandante Generale, è possibile
             ragionare in termini più ampi sul tema della cultura e delle capacità scrittorie
             degli ufficiali (e non solo) in una visione di lungo periodo. Si tenta dunque di
             abbracciare  un  arco  temporale  che  parte  dalla  fine  degli  anni  Settanta
             dell’ottocento per fermarsi al secondo dopoguerra. Dunque, assume particola-
             re rilievo il ruolo avuto dagli ufficiali e, in qualche caso, anche da alcuni sottuf-
             ficiali nello sviluppo di studi e di ricerche con la condivisione delle riflessioni
             più significative del tempo.
                  L’obiettivo del presente contributo è dunque quello di presentare, senza
             alcuna  ambizione  di  completezza,  qualche  considerazione  su  alcuni  militari
             dell’Arma e su alcuni contributi dati alle stampe.
                  Va ricordato preliminarmente che l’italia dell’Unità si presentava come un
             Paese in cui l’alfabetizzazione rappresentava uno dei grandi problemi da affron-
             tare. Le percentuali di sudditi di sesso maschile incapaci di leggere e di scrivere
             si presentavano in modo preoccupante tanto da spingere il governo ad assume-
             re alcune iniziative. Tra queste si possono ricordare le scuole reggimentali con
             gli esiti non sempre scontati .
                                        (2)
                  in ogni caso, soprattutto per gli ufficiali provenienti dalle classi più istruite,
             avere la penna in mano era un esercizio piuttosto comune. Per quanto riguar-
             dava gli ufficiali dell’Esercito, gli studi condotti nel corso degli ultimi venticin-
             que/trent’anni hanno messo in luce l’attenzione che questi mostravano verso i
             temi di carattere professionale e, più in generale, collegata alle necessità di difesa
             e belliche del Paese secondo la politica del tempo. in questo caso si può parlare
             di “pensiero militare”, fatte salve pochissime eccezioni tra le quali si può ricor-
             dare Edmondo De Amicis che abbandonò l’uniforme di ufficiale dell’Esercito
             per dedicarsi alla letteratura .
                                       (3)
                  Partendo dunque dalle parole del Comandante Generale si è scelto di valu-
             tare se vi sia stato e in che direzione si siano orientati gli eventuali contributi di


             (2)   Solo per citare alcuni tra i tanti contributi sul tema si rinvia a: Gianfranco MASTRANGELo, Le
                  «scuole  reggimentali»  1848-1913.  Cronaca  di  una  forma  d’istruzione  degli  adulti  nell’Italia  liberale,
                  Roma, Ediesse, 2008; Giuseppe DELLA ToRRE, Le scuole reggimentali di scrittura e lettura tra il
                  Regno di Sardegna e il Regno d’Italia, 1847-1883, in LE CARTE E LA STORIA, n. 2/2011, pagg. 84-
                  97; Michela DoTA, Imparare a leggere e scrivere nella scuole reggimentali (1861-1915), in ITALIANO
                  LINGUADUE, n. 1/2012, pagg. 137-164.
             (3)   Francesco BoTTi, Virgilio iLARi, Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra, Roma,
                  Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, 1985.

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