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LA RIVOLTA SICILIANA DEL ‘SETTE E MEZZO’
durante la giornata del 17 settembre la Guardia Nazionale di Misilmeri ottenne
la consegna delle armi detenute dal Delegato di P. S. Nicolò Magrì e dal Pretore
Gaetano Grano mentre nel pomeriggio essa si unì alle squadre dei rivoltosi e,
per ordine del suo Comandante Maggiore Pietro Guicciardi, costrinse alla resa
gli appena novanta soldati del 70° Reggimento di Fanteria i quali, di conseguen-
za, non poterono intervenire sugli eventi successivi poiché, in effetti, erano stati
fatti prigionieri. L’azione eversiva della Guardia Nazionale, come si evince da
tale fonte ufficiale, appare ancora più grave dal momento che subito dopo si
formò un gruppo di maggiorenti costituito dal suo Comandante, da quasi tutti
i suoi Ufficiali, dalle stesse Autorità locali poc’anzi disarmate, cioè dal Pretore
e dal Delegato di P. S., ed anche dai possidenti del posto per forzare la volontà
del Maresciallo d’alloggio Girolamo Grimaldi, e dei ventinove Carabinieri che
erano alle sue dipendenze, dall’opporre qualsiasi decisa resistenza armata, moti-
vando questa loro iniziativa, mirante - come si è detto - ad interdire la reazione
dei Militi, con la speciosa scusa di non inasprire ancora di più l’animo esagitato
di quella massa assediante.
Appare però evidente che un’azione pacificatrice di questo genere, incitan-
te alla desistenza dei Carabinieri Reali in vista del nobile fine di evitare un sicuro
spargimento di sangue, non poteva che essere del tutto strumentale e frutto di
una artata mistificazione non avendo in realtà essa altro obiettivo se non quello
di ottenere la capitolazione dei Militari dell’Arma i quali, in quel frangente, costi-
tuivano a Misilmeri gli unici e soli baluardi del nuovo Stato unitario italiano.
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