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TRIBUNA DI STORIA MILITARE
- una gestione autoritaria delle misure di ordine pubblico che, quantun-
que conforme alla mentalità e ai criteri dell’epoca, appariva anche in quel perio-
do agli occhi dell’opinione pubblica più avvertita del bene della Patria alquanto
ottusamente retriva e non molto dissimile, nelle operazioni sul campo, da quella
posta in essere dalle forze dell’ordine del criticato periodo borbonico.
Frutto di queste cause e di questi metodi, proprio a Misilmeri accaddero
nei giorni immediatamente precedenti il 16 settembre tre distinti conflitti a
fuoco ove morirono tre abitanti del paese che, pare, la memoria popolare con-
siderasse essere incolpevoli di sedizione .
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La cronaca degli eventi parte da quest’episodio per assumere un ritmo sem-
pre più concitato che oscura la ragione e la pietà umana. A Misilmeri, dunque, la
micro-storia si salda inesorabilmente con la macro-storia e dà luogo ad una
miscela esplosiva di rabbia e di incontenibile vendetta. La sera del 15 settembre,
dunque, squadre di uomini armati guidate dai capimafia Domenico Giordano e
Gian Battista Plescia , dopo avere provocato nelle campagne adiacenti consisten-
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ti disordini, erano entrati in paese accolti con festose luminarie e squilli di cam-
pane da circa due mila misilmeresi col proposito di insediare un Comitato insur-
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rezionale e, come narrano le fonti locali, con lo scopo, da un lato, di saccheggiare
il deposito delle armi custodite dalla Guardia Nazionale, appropriandosi di ingen-
ti quantità di munizioni e di cinquecento fucili, dall’altro di assediare la Caserma
dei Carabinieri che era ubicata nell’odierna via La Masa. I rivoltosi pretendevano
la resa dei Militi dell’Arma, ma il Comandante Maresciallo d’alloggio a cavallo
Girolamo Grimaldi e i suoi uomini, cui si unì il Brigadiere di P. S. De Lupis, si
asserragliarono nei locali della Caserma decisi a non cedere al tumulto della folla.
In seguito alla loro resistenza, protrattasi fino a notte del giorno 16, sembrava che
la tensione pubblica si fosse attenuata e che l’alba del 17 dovesse inaugurare l’av-
vio di una nuova giornata meno convulsa della precedente.
Dalla relazione stesa dal Colonnello Comandante la Legione Carabinieri di
Palermo ed inviata il successivo 7 dicembre al Procuratore Generale, Presidente
della Commissione d’inchiesta sui fatti di Settembre , ci è noto che, in realtà,
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(7) Le cronache e gli eruditi di storia municipale, quali Paolo Francesco Lo Dico, Mons.
Francesco Romano, Santo Platino ed Antonella Folgheretti, ci riportano i nomi di Giuseppe
Amato, Domenico Bovo e Nicolò Costa.
(8) Questi due malfattori, come ci informa uno studioso locale, erano stati gli autori dell’assas-
sinio del Sindaco Vincenzo Rumbolo avvenuto l’8 settembre del 1865.
(9) Le cronache riferiscono anche la notizia che un certo Lo Gerfo, sacrestano, faceva suonare
il campanile della Chiesa Madre con rintocchi gioiosi.
(10) Questa relazione è riportata nell’opera del Generale C.A. Arnaldo FERRARA, Storia documentale
dell’Arma dei Carabinieri. Dalla terza guerra d’Indipendenza alla coesione del paese con Roma Capitale,
Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, Roma, 2006, vol. III, pag. 63.
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