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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE




                  Con filiere produttive più orizzontali che verticali, si limita la specializza-
             zione  delle  aziende  leader  nel  settore  della  difesa,  si  distraggono  risorse  da
             distretti e settori produttivi strategici dei Paesi membri e, di conseguenza, dimi-
             nuisce  anche  la  capacità  di  essere  competitivi  sui  mercati  internazionali.
             Oltretutto, circa l’ottanta per cento dei contratti di acquisizione e più del novan-
             ta per cento dei fondi destinati alla ricerca e sviluppo nel settore difesa sono
             assegnati a livello nazionale. L’Italia produce e acquista beni e servizi militari in
             Italia, la Francia in Francia, e così via. Le economie della difesa sono, a oggi,
             economie nazionali, disomogenee e non integrate. La Commissione ha riassun-
             to tutto ciò constatando che, “malgrado che l’aumento dei costi vada di pari
             passo con la stagnazione o la contrazione dei bilanci della difesa, la pianifica-
             zione, la spesa per le attività di R&S come pure l’acquisto e la manutenzione dei
             materiali continuano ad essere gestiti in larga misura a livello di singoli Stati
             membri, fra i quali la cooperazione è estremamente limitata. L’attuale situazione
             non è sostenibile e lo sviluppo di un ampio sistema di difesa di prossima gene-
             razione è sempre più fuori della portata dei singoli Stati membri” .
                                                                            (9)


             3. Il Fondo europeo per la difesa
                  Con l’obiettivo di affrontare il problema della frammentazione dell’indu-
             stria della difesa europea e di rafforzare il meccanismo di gestione dei processi
             decisionali in ambito di PSDC, l’Unione europea, a partire dal 2016, ha rimesso
             il tema della difesa al centro della propria agenda politica, con un attivismo a
             cui  non  si  assisteva  dai  tempi  della  discussione  sulla  Comunità  Europea  di
             Difesa, vale a dire dai primi anni Cinquanta del secolo scorso. Due sono gli
             strumenti giuridici che si sono consolidati: Il Fondo Europeo per la Difesa e la
             Cooperazione  strutturata  permanente  (PESCO)  in  materia  di  sicurezza  e  di
             difesa. Si affronteranno separatamente, ma tenendo sempre ben salda l’idea che
             si debbano utilizzare alcune specifiche norme che i due atti già contengono per
             rafforzare i collegamenti e la complementarietà tra i medesimi.
                  Il Fondo (10)  trova la sua base giuridica negli articoli 173, 182, 183 e 188 del
             Trattato sul Funzionamento sull’Unione Europea (TFUE).


             (9)   Proposta di Regolamento che istituisce il Fondo del 2018.
             (10)  Si prende qui in esame la Proposta di Regolamento del Parlamento e del Consiglio che isti-
                  tuisce il Fondo europeo per la difesa del 2018 (COD 2018/0254), vale a dire la bozza di rego-
                  lamento  più  recente  che  si  ha  a  disposizione,  già  frutto  di  negoziato  tra  Commissione,
                  Parlamento e Consiglio rispetto alla prima versione del 2017 (COD 2017/0125). Si mette-
                  ranno in luce nel corso della trattazione, e ai fini degli argomenti esposti nella stessa, alcune
                  differenze tra le due versioni.
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