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INTEGRAZIONE DEL SETTORE DELLA DIFESA EUROPEA



                    I motivi sono prevalentemente legati al concetto di economia di scala.
               Difatti, lavorare a numerosi prototipi diversi tra loro distoglie risorse finanzia-
               rie, fisiche e umane da una ricerca e uno sviluppo più orientati e efficienti. Di
               conseguenza, se non si concentrano le risorse su ambiti strategici e ben definiti,
               non si sfruttano a pieno i consistenti benefici che gli investimenti nel settore
               difesa apportano alla produttività dei fattori, tanto lavoro quanto capitale.
                    A tal proposito, è utile ricordare che sono stati condotti numerosi studi
               empirici e econometrici sull’impatto alle variabili macroeconomiche della spesa
               nel settore difesa e i risultati, in alcuni casi, sono sorprendenti. Ad esempio,
               secondo Prometeia , in Italia per ogni euro di valore aggiunto nel settore della
                                  (6)
               difesa, vengono generati ulteriori 1,7 euro nel sistema economico e per ogni
               occupato nell’industria della difesa sono necessari altri 2,4 posti di lavoro nella
               filiera e nell’indotto .
                                  (7)
                    Spostandosi su un’ottica di più lungo periodo, da uno studio del 2016 di
               Moretti, Steinwender e Van Reenen emerge che “in media un dollaro di fondi
                                                  (8)
               pubblici addizionali per ricerca e sviluppo (R&S) si traduce tra 2,4 e 5,9 dollari
               di extra R&S finanziati dal settore privato” e che “un aumento dell’1% del rap-
               porto (R&S nella difesa/PIL) porta a un incremento della crescita della produt-
               tività totale dei fattori dello 0,05%”.
                    Ciò  accade  perché  il  sostegno  pubblico  all’industria  europea,  anziché
               spiazzare gli investimenti, crea l’incentivo alla nascita di veri e propri distretti
               industriali, che sviluppano anche tecnologie dual use, che a loro volta danno vita
               a  altrettanti  effetti  spillover e  buone  pratiche.  Soprattutto,  sempre  secondo
               Moretti  et  altri,  è  importante  sottolineare  che  un  aumento  nel  rapporto
               R&S/PIL in un paese genera un aumento fino a otto volte più grande del tasso
               di crescita della produttività totale dei fattori dei Paesi limitrofi se essi sono tec-
               nologicamente vicini, come accade nell’UE. Per questi motivi, risulta particolar-
               mente strategico pensare di diminuire la frammentazione delle industrie della
               difesa europee, di instaurare meccanismi di investimento in ricerca e sviluppo e
               di acquisizione a livello europeo e di destinare una quantità di risorse finanziare
               adeguata a tale politica. La frammentazione ha conseguenze di rilievo anche a
               valle della filiera produttiva, moltiplicando le modalità di approvvigionamento,
               rifornimento, riparazione dei mezzi, e creando quindi spreco di risorse.
               (6)   Società italiana di consulenza, sviluppo software e ricerca economica per banche, assicurazioni
                    e imprese, fondata nel 1974, con sede a Bologna e Milano.
               (7)   Andrea  TRUPPO,  Lorenzo  PECCHI,  Gustavo  PIGA,  Difendere  l’Europa  (Italian  Edition).
                    Chiarelettere, 2017.
               (8)   Enrico MORETTI, Claudia STEINWENDER, John Van REENEN, The Intellectual Spoils of  War?
                    Defense R&D, Productivity and Spillovers, Mimeo, luglio 2016.
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