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OSSERVATORIO
INTERNAZIONALE
Integrazione del settore
della difesa europea
Dottor Il Fondo per la difesa e la PESCO (*)
Jacopo ARRIGONI
Dottorando di ricerca in Diritto pubblico
nell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
SOMMARIO:1. Introduzione. - 2. Il problema: la frammentazione. - 3. Il Fondo europeo per la
difesa. - 4. La Cooperazione strutturata permanente. - 5. Conclusioni.
1. Introduzione
Durante il processo di integrazione europea è spesso accaduto che attorno
a un nucleo solido e attrattivo di proposte si è sviluppato un tessuto di politiche,
norme e buone pratiche che hanno permesso all’Unione europea di diventare
l’Organizzazione internazionale più evoluta e efficiente a livello globale. Ad
esempio, dalla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA - 1951),
passando per il Mercato comune, si è arrivati a creare l’Unione Economica e
Monetaria e la moneta unica, l’euro. Oppure dal Trattato di Schengen (1985) si
è giunti alla realizzazione di uno Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia, vale a
dire a un gruppo di ventisei Paesi senza frontiere interne. Alla base del processo
di integrazione europea vi è il pensiero funzionalista di Jean Monnet e Robert
Schuman: l’unione si crea per mezzo di “piccoli passi”, vale a dire integrando
settori specifici e fortemente caratterizzati attraverso un cosiddetto sector by sector
approach. Tale approccio resta valido più che mai oggi e si innesca quando esiste
la convinzione, vera o presunta, che per gli Stati europei unirsi sia più vantag-
gioso che agire per conto proprio.
Al centro di un rinnovato interesse politico e giuridico, oggi, vi è la Politica
di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) .
(1)
(*) Fondo Europeo per la Difesa e la Cooperazione strutturata permanente.
(1) Disciplinata dagli articoli da 42 a 46 TUE.
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