Page 37 - Rassegna 2018-3
P. 37
STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI
con il consenso riscosso dall’organizzazione proprio nel paese di Maniero,
Campolongo maggiore, in provincia di Venezia. Maniero sorse insomma inopi-
natamente (ma con un certo successo) dalle viscere criminali dalla società vene-
ta . In mezzo stanno due fattispecie intermedie. La prima variante è quella della
(101)
progressiva ibridazione. Ossia del processo che porta un gruppo, originariamente
non mafioso, ma “semplicemente” fuorilegge, ad adottare e interiorizzare il
metodo mafioso. Per vicinanza e contaminazione con uno o più gruppi mafiosi,
e/o perché scopre nel proprio contesto la straordinaria efficacia di quel metodo
per conquistare i mercati su cui già opera in modo illegale. In tal caso si possono
assumere a riferimento due clan camorristici di Napoli, quelli dei Contini e dei
Licciardi, partiti come importanti “magliari” e commercianti di abbigliamento per
diventare a tutti gli effetti importanti esponenti di camorra. Scrive nel suo studio
Luciano Brancaccio: “Numerosi collaboratori di giustizia fanno riferimento ai
Licciardi come a una famiglia storica di magliari, attiva nel settore ben prima del-
l’ascesa nel panorama criminale cittadino”. E ancora: “La contabilità relativa a
questi guadagni spettava a Maria Licciardi ed al fratello Pierino che, originaria-
mente, era un vero e proprio magliaro e che successivamente invece cambiò vita
e divenne anche lui capo dell’organizzazione” . Infine vi è appunto il caso di
(102)
Ostia, che non sembra ricadere in nessuna delle tre tipologie precedenti. Qui sem-
bra di potere parlare di uno sviluppo per evoluzione sul campo, ma con sposta-
mento territoriale (non dunque come nel caso di Maniero o dei Licciardi-
Contini). Il metodo viene adottato perché se ne respira la presenza e si coglie pro-
gressivamente la possibilità di praticarlo in proprio, in rappresentanza di nessun
altro fuorché se stessi, certo tenendo conto dei propri legami di coalizione e di
parentela con soggetti omologhi.
Gli attori criminali dunque possono essere ritenuti autoctoni perché hanno
sviluppato sul posto le loro abilità e strategie. Ma non sono, in senso stretto, dei
nativi. Questa peculiarità, la fondamentale estraneità al ciclo del cemento o ai mer-
cati “legali”, la centralità del mare, la particolare identità settoriale degli imprendi-
tori locali, l’appartenenza dei luoghi alla Capitale, l’ubicazione del territorio all’in-
terno del potenziale “pieno di Stato”, creano, nel loro straordinario insieme, il caso
di Ostia. Dove, per questo, tutto (o meglio “molto”) appare diverso. Così come,
simmetricamente, tutto per decenni è apparso diverso a chi ha contribuito a con-
fezionarlo e a consentirlo. Perché pensava che la mafia fosse un’altra cosa.
(101) In proposito si veda ARIANNA ZOTTAREL, Mafia del Brenta. La storia di Felice Maniero e del Veneto
che si credeva innocente, Melampo, Milano, 2018; Monica ZARNETTA, La resa. Ascesa, declino e pen-
timento di Felice Maniero, Baldini, Castoldi e Dalai, Milano, 2010.
(102)LUCIANO BRANCACCIO, I clan di camorra. Genesi e storia, Donzelli, Roma, 2017 (corsivi degli autori).
36