Page 31 - Rassegna 2018-3
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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI




                  Sul mare i clan portano e impongono il loro ordine, a beneficio di chi
             sfrutta l’oro blu attraverso un sistema collaudato e perfettamente efficiente di
             illegalità e di violazione delle norme. Perciò si adatta loro la definizione su usata
             di “Mafia litorale” .
                              (87)
                  Introducono nella nomenclatura scientifica del crimine organizzato una
             nuova identità, la “mafia dell’acqua”, che si accompagna e socialmente si sosti-
             tuisce a quella della terra. Non si tratta della mafia che controllava l’acqua vitale
             per le campagne e per le popolazioni combattuta da Danilo Dolci , né di pira-
                                                                            (88)
             teria, né di controllo illegale delle attività di pesca. Ma di partecipazione attiva
             e di immissione del metodo mafioso in un progetto affaristico che si sviluppa
             impunemente attraverso le pratiche già ricordate:
                  - l’assoluta privatizzazione di un grande bene pubblico;
                  - la recinzione di risorse demaniali attraverso chilometri di barriere impe-
             netrabili anche alla vista;
                  - l’imposizione di balzelli illegali a chi chieda l’accesso alla battigia;
                  - l’edificazione abusiva di strutture in muratura;
                  - la pratica sfrontata dell’evasione fiscale all’interno degli stabilimenti, di
             giorno e di sera.
                  La spina dorsale del progetto affaristico sono naturalmente gli imprendi-
             tori balneari, intesi come soggetto collettivo, titolari delle competenze e delle
             relazioni necessarie alla sua realizzazione. Durante il suo assessorato romano il
             magistrato Alfonso Sabella li ha definiti i “campieri del mare” : “Il potere eco-
                                                                        (89)
             nomico sul lido”, ha scritto, “è dei balneari, una moderna versione dei campieri
             siciliani. Come i balneari gestiscono le spiagge per conto di uno Stato distratto,
             i campieri gestivano le terre per conto di pavidi feudatari.” Non è in proposito
             senza significato che lo stesso presidente della Federbalneari (il primo sindacato
             dei balneari di Ostia), Renato Papagni, sia stato arrestato per abusi compiuti sul
             proprio lido, lo stabilimento “Le Dune” e che egli abbia - come ingegnere - fir-
             mato  la  maggior  parte  delle  planimetrie  degli  stabilimenti,  approvate  dal
             Municipio .
                      (90)

             (87)  NANDO DALLA CHIESA, Il Mare. Storie di acqua e mafia, in BIBLOS, 2016, n. 2, Universidade de
                  Coimbra, Coimbra University Press, pagg. 127-140.
             (88)  DANILO DOLCI, Banditi a Partinico, Laterza, Bari, 1955 (dal 2009 Sellerio, Palermo). Si veda
                  anche Il potere e l’acqua, Melampo, Milano, 2009 (postfazione di VINCENZO CONSOLO).
             (89)  ALFONSO SABELLA, Liberiamo il mare di Roma, L’UNITÀ, 5 agosto 2015.
             (90)  Renato Papagni risulta per questo attualmente indagato insieme a Franco Nocera, funziona-
                  rio del municipio (ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata del X municipio),
                  accusato di falso e favoreggiamento (LORENZO D’ALBERGO, GIUSEPPE SCARPA, Ostia, abusi
                  in spiaggia: Papagni a processo col funzionario che lo autorizzò, LA REPUBBLICA, 6 febbraio 2018).
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