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L’AFFAIRE DUBUC - 1787-1805. BONAPARTE, L’INDIA E LE SPIE
mysoreana all’Ile de France e dell’alleanza offerta da Tipu giungeva a
Calcutta . Gli ambasciatori e i volontari francesi arrivarono a Seringapatam
(144)
solo due giorni dopo, 20 giugno, e Chappuis, su richiesta dei ministri del sulta-
no, dovette confermare di essere stato mandato per servirlo e di avere l’autorità
per stipulare l’alleanza. A quanto pare Tipu considerò irrilevante l’apporto dei
volontari alle sue cospicue e ben armate forze terrestri, mentre dieci marinai
non potevano certo bilanciare la schiacciante superiorità inglese rispetto alla
flotta del sultano, sopravvalutata dall’intelligence nemica .
(145)
Il sultano si trovava nel classico dilemma della sicurezza. Più la cercava,
più affrettava la reazione dell’avversario. E non si rendeva conto di aver ormai
perso la lotta contro il tempo.
Era trascorso un anno e mezzo dall’arrivo di Ripaud, e i monsoni impo-
nevano un ulteriore rinvio. Eppure continuava a sperare nell’arrivo dei francesi,
e decise di inviare Dubuc come suo ambasciatore a Parigi, trattenendo in ostag-
gio Chappuis e il resto dei volontari, cui forse si unì qualche veterano di
Dompard, nel frattempo deceduto.
L’8 luglio Dubuc chiedeva a Tipu di essere accompagnato da Filletaz e
accettava di lasciare in deposito a Seringapatam un quarto della paga [a garanzia
del suo ritorno]. Il 20 Tipu gli concesse la plenipotenza e una lettera di credito
di importo illimitato , e firmò le credenziali per Dubuc e altri due suoi amba-
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sciatori (Sheikh Abdur Rahim e Muhammad Bismillah) con le richieste al
Direttorio, ora limitate a 10-15mila uomini più una forza navale adeguata,
aggiungendo di anticipargli la risposta con due corvette distanziate di 20 giorni
[per raddoppiare le probabilità di sfuggire agli inglesi: ma anche di informarli…
]. Lo scopo di guerra veniva adesso limitato al recupero delle province perdute
nel 1794, mantenendo la conquista di Goa necessaria per finanziare la campa-
gna .
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(144) Wilks, op. cit., pag. 354.
(145) Tipu aveva già avuto nel 1789 un’équipe navale francese, composta da due ufficiali
(d’Ormesson e Sarbourg), 2 guardaporto, 2 costruttori e 1 chirurgo, alla quale aveva espres-
so l’intenzione di costruire un porto. Nel 1793 aveva ordinato ai suoi funzionari marittimi
(11 mir yams e 30 mir bahrs) la costruzione di cento navi da guerra. Nel 1796 aveva ridotto
il progetto a 20 vascelli da 60/72 pezzi e 20 fregate da 46 che dovevano essere costruiti a
Mangalore (Jamalabad), Bascoraje (Wajidabad) e Sadasheogarh (Majidabad). Nel 1798 gli
inglesi stimavano 8 unità maggiori (usate però solo per trasportare i pellegrini a e dalla
Mecca) e una ventina di unità minori [Kaveh Yazdani, India, Modernity and the Great
Divergence: Mysore and Gujarat (17th to 19th C.), Leiden, Koninklijke Brill, 2017, pagg. 256-
272].
(146) Kausar, n. B23 (a) e (b), pagg. 212-213.
(147) Kausar, n. B22, pagg. 208-212.
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