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LA PERSONALITÀ PSICOPATICA. VIAGGIO NEL MALE TRA VALUTAZIONE CLINICA,
DILEMMA MORALE E PROTEZIONE SOCIALE
a cospetto dell’attrattività irresistibile di un oggetto/soggetto esterno da sé. Le
neuroscienze, la neuroetica e il neurodiritto (11) convergono sul fatto che il cer-
vello umano proclama assai più frequentemente il “diritto di libero veto”, che
nega la libertà indiscriminata d’azione e di condotta, rispetto il “diritto di libero
arbitrio” che ne consente una valutazione contingente e permissiva. In pratica
i nostri lobi frontali, e le neostrutture ad essi collegati, passano più tempo a
“dire di no” a qualche malsana idea che ci balena in mente, che a “dire di sì”.
La monomania di Esquirol esplorava proprio il fallito esercizio del diritto
di libero veto ed alle sue intuizioni si deve la attuale nosografia di molte forme
maniacali, dalla cleptomania, piromania, tossicomania, alle più varie ossessioni
e fissazioni che colorano anche il linguaggio d’uso comune.
Basta ricordare che Auguste Comte, padre indiscusso del Positivismo e
della moderna sociologia, nel 1826 fu paziente di Esquirol nella sua “Maison de
Santè” in Rue Buffon, vicino alla Salpètriére. Comte stava soffrendo di una
“crisi cerebrale lipemanica”, cioè depressiva, che gli stava impedendo di ultima-
re il suo “Corso di filosofia positiva”. Esquirol, che lo seguì e curò fino all’anno suc-
cessivo, ne inquadrò le cause e per lui coniò una “speciale” monomania: la
“megalomania”, che più avanti esploreremo meglio nel suo significato laterale di
“delirio di grandezza”.
La volontà e l’irresistibile impulso, emersi come entità di interesse diagno-
stico con Esquirol, entrarono nelle aule di Giustizia dell’epoca perché eviden-
ziarono la acuta dicotomia nella ermeneutica stessa del concetto di rimprovera-
bilità, di pretesa punitiva. Giuristi, frenologi, filosofi e psichiatri si ponevano la
domanda su quale fosse il limite - attesa l’assenza di malattie organiche in questa
categoria di individui ragionanti - tra la piena consapevolezza, punibile, ed il suo
contrario, che esimeva dalla colpabilità.
In Francia il codice napoleonico non lasciava grande spazio a discussioni
pro reo in tema di irresistibile impulso, ritenendo possibile nell’essere umano
porre comunque un freno ad una pulsione, ancorchè intensamente pervasiva.
L’orientamento era assai più cedevole verso i matti ed i deliranti, o comunque
laddove era enucleabile una malattia organica del pensiero.
(11) - Per approfondimenti, V. CUZZOCREA, E. PICOZZA, L. CAPRARO, “Neurodiritto”, Giappichelli,
2011.
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