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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI



                    L’antico manicomio criminale parigino della Salpètriére, un immenso edi-
               ficio con un imponente ingresso da cui si accede a magnifici giardini intervallati
               dalle ali edificate del grande palazzo, è proprio davanti alla stazione di Gare
               d’Austerlitz ed attualmente ospita uno dei policlinici universitari della città, cir-
               condato da strade intitolate ai grandi frenologici ed alienisti che vi lavorarono.
                    Nel 1656 fu fatto riadattare come “Maison de force” da Luigi XIV Borbone, il
               “Re Sole”, che individuò nella vecchia fabbrica di polvere da sparo (il salpètre è il sal-
               nitro, uno dei componenti della polvere nera) il luogo ideale per condurvi barboni,
               delinquenti violenti, criminali pazzi, pazzi comuni e coloro che il Re voleva venis-
               sero ritenuti comunque tali. Sul finire del Seicento l’edificio venne poi ampliato
               munendolo di un’ala destinata alle “donne di piacere e alle sventurate”. Dal caffè in cui
               vi siete idealmente seduti avreste veduto passare giornalmente, proveniente da Pont
               d’Austerlitz (che era proprio in costruzione in quegli anni), il “charette des femmes des
               plaisirs” che le trasportava dopo averle prelevate forzatamente in giro per la città.
                    In quelle enormi stanze, con le fogne a cielo aperto che vi correvano den-
               tro, vennero rinchiuse fino a 40mila persone, di cui ottomila donne.
                    Tuttavia alla Salpètriére, dall’ultimo decennio del 1700 in poi, vi lavoraro-
               no molti di coloro che divennero i padri della psichiatria e della psicologia: tra
               i  tanti  vi  transitarono  Philippe  Pinel,  Jean-Etienne  Dominique  Esquirol,
               Benedicte Auguste Morel, Jean-Martin Charcot, Sigmund Freud, finanche l’ita-
               lianissimo Lombroso pare vi abbia fatto un pur breve passaggio, attratto dal-
               l’esercizio dell’ipnosi di Charcot ed intimidito che qualcuno potesse scoprire,
               come è avvenuto con Freud, che esiste un inconscio, così rovinandogli il lavoro
               che aveva fatto sull’atavismo ed il determinismo biologico.
                    Fu nel 1795 che Philippe Pinel adottò una iniziativa più rivoluzionaria di
                                                                      (5)
               quella dei rivoluzionari che assaltarono la Salpètriére nel 1789: liberò gli inter-
               nati  dalle  catene  ed  introdusse  una  qualche  forma  di  terapia.  Cercò  cioè  di
               curarli. Adottò una terapia organizzata su “colloqui morali” e sull’ergoterapia,
                                                                         (6)
               cioè il lavoro inframurario. Una rivoluzione per la psichiatria ottocentesca.


               (5) - Da questo punto di vista, Pinel fu un recidivo : già alla Bicetre qualche tempo prima aveva
                   fatto la stessa cosa.
               (6) - L’aggettivo morale va qui inteso come esercizio emozionale, distinguendolo dalla sua accezione
                   contemporanea.

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