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LO SCIOGLIMENTO DEGLI ENTI LOCALI PER INFILTRAZIONE MAFIOSA
Molto più spesso, a dare impulso all’azione del Prefetto sono le Forze
dell’ordine e, in diversi casi, ciò avviene indipendentemente dalla conduzione di
specifiche attività di indagine nell’ambito di un procedimento penale. Le Forze
di polizia, e in particolare l’Arma dei Carabinieri grazie alla capillarità dei propri
assetti organizzativi, sono infatti in grado di rilevare la potenziale presenza di
infiltrazioni mafiose in un ente locale per mezzo dello svolgimento della propria
attività informativa.
In pratica, nella maggior parte dei casi, il Prefetto, all’emergere dei primi
segnali di “anomalia” , convochi una riunione del Comitato provinciale per
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l’ordine e la sicurezza pubblica, avviando un “monitoraggio” dell’ente locale a
cura delle Forze di polizia. Ne consegue una fase in cui la vita amministrativa
dell’ente sarà posta sotto una “lente di ingrandimento” attraverso l’intensifica-
zione dell’attività informativa, la quale sfocerà, ricorrendone i presupposti, in
una proposta, formulata al Prefetto dalle Forze dell’ordine che, nel presentare
gli esiti del monitoraggio dell’ente, evidenzierà gli elementi indicativi del poten-
ziale condizionamento. Tali esiti saranno oggetto di discussione in una seconda
riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ponendo
quindi il Prefetto in condizione di richiedere la delega ministeriale all’esercizio
dei poteri di accesso presso l’ente e di procedere, ottenuta la delega, alla costi-
tuzione della Commissione d’indagine.
Appare quindi in tutta evidenza, pur nel più ampio iter che conduce al
provvedimento finale di scioglimento dell’ente locale, l’importanza dell’attività
informativa svolta dalle Forze di polizia e della proposta, che ne sintetizza le
risultanze. Per tale ragione, come detto in premessa, il provvedimento di scio-
glimento per infiltrazioni mafiose deve essere correttamente “interpretato” ed
“usato” dai reparti dell’Arma con visione sistemica nell’ambito delle strategie di
contrasto alle mafie, ponendolo accanto alle “manovre” investigative - delle
quali costituisce un moltiplicatore di efficacia contribuendo all’indebolimento
della capacità dei clan di controllo del territorio - volte alla disarticolazione delle
strutture associative, all’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati e alla
cattura dei latitanti.
(14) - Es. esposti, irregolarità nell’erogazione dei servizi pubblici di competenza dell’ente locale,
ecc.
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