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LA ‘NDRANGHETA A REGGIO EMILIA. UN CASO DI CONQUISTA DAL BASSO


                  Se si pensa che attecchisca dove vi sono egoismo e carenza di spirito civi-
             co, qui si è costretti a prendere atto che non è sempre e solo così. Se si è matu-
             rata la convinzione che essa sfondi dove la politica è debole e dove le ammini-
             strazioni sono prone a interessi speculativi, prive di grandi ideali di riferimento,
             qui si deve tornare sui propri passi mentali. E prendere atto che essa può sfon-
             dare in contesti (quasi) totalmente opposti.
                  La grande lezione reggiana è che gli anticorpi “per definizione” non esi-
             stono. Possono forse funzionare davanti a ventate ideologiche che mettano a
             repentaglio sistemi di governo e di valori politici. Ma non funzionano di fronte
             a poteri che corrodano la società dal basso e senza mai dare l’aria di volere met-
             tere in pericolo le radici e i fondamenti del sistema. Non agiscono, insomma, di
             fronte a poteri che contaminino il contesto dando l’aria di volerlo rispettare.




             6. Le forme di “contaminazione” politico-istituzionale


                  L’emersione  di  episodi  di  condizionamento  politico  da  parte  del  clan  di
             Cutro in Emilia rappresenta dunque un fatto relativamente recente, ma ha credi-
             bilmente alle spalle una progressiva rarefazione degli anticorpi civili. In ogni caso
             costituisce un chiaro segnale di un’evoluzione della ‘ndrangheta crotonese nella
             provincia di Reggio Emilia e, come si vedrà tra poco, anche nelle confinanti pro-
             vincie di Modena e Parma. Si è cioè di fronte a un “passaggio di stato” che mette
             in discussione l’immagine di una presenza mafiosa minore, dotata di una struttura
             organizzativa fragile e di una pervasività limitata, in grado di inserirsi agevolmente
             nella florida realtà economica locale ma inidonea a contaminarne le solide istitu-
             zioni politiche. Una ‘ndrangheta - quella operante in Emilia e nella Lombardia
             orientale  -  formalmente  priva  del  tipico  apparato  complesso  che,  in  Calabria
             come in alcune aree della Lombardia, del Piemonte e della Liguria, si organizza
             attorno alle “locali”, strutture su base familiare atte ad assicurarne il controllo del
             territorio. Al contrario, le articolate inchieste della magistratura e le due commis-
             sioni di indagine istituite nel 2015 presso il comune reggiano di Brescello e quello
             modenese di Finale Emilia suggeriscono un radicamento trasversale della ‘ndran-
             gheta, nient’affatto circoscritto alla sola dimensione economica.

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