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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI
del fenomeno mafioso, e in particolare per chi di loro si occupi dei rapporti tra
mafia e società: quello della rimozione .
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Perché, ecco la domanda, la società reggiana non ha avvertito la qualità dei
processi che stavano inquinando le sue fondamenta storico-culturali? Perché le
sue élites non hanno colto la portata dei fatti e della corrosione in atto del tes-
suto socio-economico del territorio? Perché non l’hanno colta e tanto meno
denunciata le minoranze più attive e consapevoli sul piano sociale e civile? Va
qui ricordato che la rimozione, per quanto sia fenomeno costante, assume nello
spazio e nel tempo forme e motivazioni diverse.
Il rigetto della tesi di una presenza mafiosa si accompagna cioè in genere
all’indicazione di una molteplicità di bersagli polemici: i giornalisti del Nord
mossi da pregiudizio etnico, i comunisti animati da faziosità politica, i giudici
mossi da smania di protagonismo, i “professionisti dell’antimafia” spinti dal
proprio ruolo a vedere mafia dappertutto. Questo modello argomentativo si è
imposto in tempi successivi, con le opportune varianti, a Palermo e a Catania
ma poi anche nelle capitali del Nord.
In Emilia si è invece affermata una “filosofia” di rimozione speciale: ten-
dente non a porre polemicamente sotto accusa questa o quell’altra categoria di
soggetti ostili “per definizione”, ma a rivendicare con orgoglio la contraddizio-
ne ontologica tra la mafia e la società emiliana. Tendente cioè a collocarsi al di
qua della polemica. A stabilire semplicemente l’impossibilità di un radicamento
del fenomeno mafioso in una società che abbia le caratteristiche di fondo di
quella emiliana. È la teoria degli anticorpi, il cui cuore consiste nella tesi che se vi
è in Italia una regione che per i suoi abiti mentali e per i suoi costumi civili risul-
ta radicalmente incompatibile con il modello mafioso, questa è proprio l’Emilia
Romagna. “Noi abbiamo gli anticorpi” è in fondo la professione, ripetuta nei
decenni, di un orgoglio culturale e politico volto a sgomberare di ogni legittimi-
tà logica la discussione sulla presenza mafiosa nella regione. Come se il mito
emiliano confermasse almeno per una regione l’idea che fu alla base dell’istituto
(45) - Si veda di nuovo, in tema, Nando DALLA CHIESA, Passaggio a Nord, cit., Cap. VII. Per il caso
milanese vi è buona documentazione in Mario PORTANOVA, Giampiero ROSSI, Franco
STEFANONI, Mafia a Milano, Melampo, Milano, 2011. Sul caso tedesco, Nicolò DALPONTE, La
rimozione tedesca. La ‘ndrangheta in Germania: analogie con il caso lombardo, Facoltà di Scienze
Politiche, Economiche e Sociali, Università degli studi di Milano, Tesi di laurea, 2013.
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