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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI



                    A lungo la comunità imprenditoriale cutrese ha costituito la principale vit-
               tima delle estorsioni del clan, facendo così da apripista nei settori dell’edilizia e
               dell’autotrasporto. Sin dall’epoca di Antonio Dragone gli operatori e i titolari di
               attività commerciali cutresi erano obbligati a versare somme di denaro a favore
               della cosca, a richiedere forniture (pena danneggiamenti) alla ditta del vecchio
               boss, l’Artedile Srl di Reggio Emilia, o a cedere lavori pubblici in subappalto .
                                                                                         (32)
               Erano loro, gli imprenditori calabresi, i “bersagli” più immediati del clan, deciso
               a sfruttare a proprio vantaggio quella che può essere definita a tutti gli effetti
               una variabile culturale. Una variabile che si esprime, oggi come allora, attraverso
               due principali atteggiamenti: il reciproco riconoscimento, inteso come una forma di
               lealtà “dovuta” da parte degli imprenditori corregionali verso la cosca; e la ras-
               segnazione, che si manifesta in una minore propensione degli imprenditori cutresi
               a denunciare il sopruso subito .
                                             (33)
                    Come afferma in proposito il collaboratore di giustizia Angelo Salvatore
               Cortese, «Allora legalmente, per legge è un’estorsione, però loro non fanno capire come estor-
               sione perché un cutrese, un cutrese, non ti denuncerà mai, perché se ti va a denunciare ed esce
               la cosa sa che…se mi denuncia a me…maresciallo Pico…è morto!... Non puoi farlo con una
               persona di Reggio Emilia o un bolognese, quello va e ti denuncia subito. Perché loro giocano
               anche sulla pixie no? [la psiche] ...questo è cutrese, che mi denuncia per 5.000 euro? Mai
               e poi mai ti andrà a denunciare, si impicca piuttosto, perché sa che poi tu gli ammazzi il fra-
               tello, gli ammazzi i genitori, gli bruci la casa in Calabria» .
                                                                (34)
                    Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del decennio successivo, la tradi-
               zionale sudditanza alla base del rapporto tra il clan e la comunità imprendito-
               riale cutrese lascia però spazio a una nuova fase, sicuramente più favorevole per
               gli operatori. Taluni di essi assumono infatti le vesti di collaboratori o associati
               al  clan,  dal  quale  ottengono  finanziamenti  per  le  attività  d’impresa  e  nuove
               opportunità di reinvestimento di proventi illeciti .
                                                              (35)
               (32) - Tribunale  di  Catanzaro,  sentenza  di  applicazione  delle  misure  cautelari  nei  confronti  di
                    Grande Aracri Nicolino+47, Giudice Donatella Garcea, 10 gennaio 2001.
               (33) - CROSS, Terzo rapporto trimestrale sulle aree settentrionali per la presidenza della Commissione parlamen-
                    tare di inchiesta sul fenomeno mafioso, Milano, Cross, Università degli studi di Milano, 2015, pag.
                    46.
               (34) - Tribunale di Bologna, ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Aiello
                    Giuseppe+202, Gip Alberto Ziroldi, 15 gennaio 2015, pag. 1.092.

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