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L’AFFAIRE WEIL. IL «TERZO UOMO» DELL’AFFAIRE DREYFUS


             l’ami d’un traître; il ne veut pas le rester consciemment.
                  Seulement, il se tut. La loi n’ordonne la dénonciation qu’à ceux qui ont été témoins
             d’un crime [Article 30 du Code d’instruction criminelle]. Il n’a qu’une présomption, mais
             qui, pour lui, est une preuve. Légalement, il a le droit de se taire. Mais moralement, quand
             un innocent est au baigne?
                  Un homme dont le passé eût été intact, aurait fait venir Esterhazy: ‘Vous êtes un traî-
             tre; en voici la prouve; vous allez, sur l’heure, quitter l’armée, la France; une fois en sûreté,
             avouez, ou je vous dénonce’. Weil n’osa pas, redoutant moins la honte de dénoncer un ami
             que l’éclaboussure dont pourrait l’atteindre le rappel de ses propres défaillances.
                  Ainsi, les injustes soupçons qui, bientôt, vont coller à sa peau, c’est lui-même qui se les
             attache, par peur du soupçon” .
                                     (151)
                  Qui  reinach  ricorda  davvero  il  Cardinal  Federigo  alle  prese  con  don
             abbondio: «Ma voi», prosegui e concluse il cardinale, non avete visto, non avete voluto veder
             altro che il vostro pericolo temporale: qual maraviglia che vi sia parso tale, da trascurar per
             esso ogni altra cosa?» «Gli è perché le ho viste io quelle facce», scappò detto a don Abbondio;
             «le ho sentite io quelle parole. Vossignoria illustrissima parla bene; ma bisognerebbe esser ne’
             panni d’un povero prete, e essersi trovato al punto».
                  Che Esterhazy fosse l’autore del bordereau lo sapevano tutti, a cominciare
             dal ministro che proprio per questo gli aveva sbarrato lo stato maggiore, ma che
             d’altra parte ne aveva impedito l’arresto e aveva allontanato Picquart, pretenden-
             do di giustificarsi col principio opportunista «je suis leur chef: il faut que je les
             suive» . Che follia sarebbe mai stata quella di interferire di proprio arbitrio e
                  (152)
             alla cieca con la prudenza della Comunità israelitica e con la linea decisa dal ver-
             tice politico-militare per ragioni a lui ignote? agendo impulsivamente Weil non
             rischiava solo un po’ di chiasso sui giornali antisemiti, ma di raggiungere Dreyfus
             all’isola del Diavolo, se non addirittura morès all’inferno. Senza contare che la
             sua figura e il suo operato coinvolgevano necessariamente i suoi due referenti
             sociali, il governatore militare e il gran rabbino, proprio mentre veniva fondata,
             nel febbraio 1898, la Lega antisemitica Francese. E infine, a ben guardare, il
             “nobile” comportamento che secondo reinach Weil avrebbe dovuto tenere con
             Esterhazy, avrebbe configurato, già allora, il reato di favoreggiamento.

             (151) - rEiNaCH, op. cit., 2, pag. 485.
             (152) - V. Jewish Encyclopedia, cit.

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