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L’AFFAIRE WEIL. IL «TERZO UOMO» DELL’AFFAIRE DREYFUS


             pregarlo  «d’employer  [s]es  relations  dans  le  monde  israélite  à  fin  de  le  tirer
             d’embarras». Weil aggiunse di avergli fatto ottenere, tramite i suoi amici, «à titre
             de don», «une somme totale qui dépassait celle qu’il démandait». Somma conse-
             gnata in gennaio «en trois endroits différents:
                  - 1° chez monsieur Bremond, avocat, 11 rue Laffitte;
                  - 2° chez messieurs rotschild Frères;
                  - 3° des mains de mr Zadoc Kahn, grand rabbin de France».
                  Dopo di che Weil non lo aveva «plus revu» .
                                                           (154)
                  Weil ignorava però che mathieu Dreyfus (1857-1930), il fratello di alfred,
             si accingeva a produrre la lettera di Esterhazy a Weil del giugno 1894, in cui il
             ‘conte’  minacciava  di  commettere  «un  crime»  (lettera  data  da  Weil  a  Zadoc
             Kahn e da lui a mathieu tramite Lazare). inoltre, su incarico di mathieu un gior-
             nalista italiano che viveva a Parigi, Enrico Casella di Collalto, andò a Berlino a
             sondare Schwartzkoppen, accreditato come persona riservata da un biglietto
             del suo amico e collega alessandro Panizzardi, addetto militare italiano a Parigi.
                  Schwartzkoppen ricevette Casella al Kaiserhof Hotel il 1, il 3 e il 5 genna-
             io 1898, sbottonandosi con teutonico candore e accompagnandolo alla stazione
             della  Frederichstrasse,  e  andò  poi  su  tutte  le  furie  leggendo  sulla  Réforme  di
             Bruxelles e sul Siècle di Parigi di aver confidato a Casella di essere certo dell’in-
             nocenza di Dreyfus e di ritenere Esterhazy «capace di tutto».
                  La stampa antidreyfusarda insorse contro l’ingerenza italiana (155)  e, sembra
             su insinuazione di Esterhazy e Guénée, L’Intransigeant di rochefort scrisse che

             (154) - Testo comunicatomi cortesemente da Philippe oriol.
             (155) - Pierre miLZa, «L’affaire Dreyfus nelle relazioni franco-italiane», in Comune di Forlì e Comune
                  di roma, Dreyfus. L’affaire e la Parigi fin de siècle nelle carte di un diplomatico italiano, Edizioni Lavoro,
                  roma, 1994, pagg. 23-36. Giovanni Tassani (cur.), raniero Paulucci de Calboli dans le Paris de
                  l’affaire Dreyfus, Forlì, Guaraldi, 1995. marco Grispigni, Il Fondo Paulucci de’ Calboli sull’affaire
                  Dreyfus, Inventario, istituto per i beni artistici, culturali e naturali della regione Emilia-romagna
                  - Università degli studi di Bologna, Bologna, Pàtron, 1997. Giovanni Tassani (cur.), Raniero
                  Paulucci  de’  Calboli,  Parigi  1898:  con  Zola  per  Dreyfus:  diario  di  un  diplomatico,  CLUEB,  1998.
                  Giovanni Tassani, «Conservatore dreyfusardo», intervista di Gianni Saporetti, Una Città, N. 71,
                  ottobre 1998. Francesco Gioiello, «raniero Paulucci de’ Calboli e l’affaire Dreyfus», Diacronie,
                  Studi di storia contemporanea, 14, 2, 2013. Se l’italia veniva considerata il paese maggiormente
                  dreyfusarda e lo stesso Vaticano manteneva un basso profilo, la stampa cattolica considerava
                  la difesa di Dreyfus un ‘complotto di ebrei e massoni’: v. annalisa Di Fant, L’Affaire Dreyfus
                  nella stampa cattolica italiana (1894-1906), Edizioni Università di Trieste, Trieste 2002.

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