Page 234 - Rassegna 2017-3
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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                    Poche  ore  prima  una  mano  ignota  aveva  imbucato,  via  ministero  delle
               Colonie,  una  lettera  firmata  «Weill»,  «Weiss»  o  «a.  Weiler»  e  indirizzata  a
               Dreyfus, con un messaggio compromettente scritto in inchiostro simpatico, ma
               in modo talmente grossolano da essere leggibile anche senza candela: il docu-
               mento, poi agli atti come Le Faux Weiler , mirava forse a coinvolgere il nostro
                                                      (133)
               storico militare nel presunto complotto del «Syndicat d’évasion» denunciato il
               4 settembre dalla Libre Parole?
                    il 14 ottobre andò in protesto la prima di due cambiali, per complessivi
               2.500 franchi, emesse da Esterhazy: a Weil, che le aveva avallate, toccò pagarle,
               e non ne fu mai rimborsato . Era solo l’inizio di un autunno angoscioso. il 6
                                          (134)
               novembre, lo stesso giorno in cui compariva in Belgio il pamphlet di Bernard
               Lazare (1865-1903) Une erreur judiciaire, l’Affaire Dreyfus, Esterhazy, in preda alla
               disperazione e all’oppio, scriveva a Weil che «les juifs étant cause de sa perte,
               c’était  à  eux  de  le  sauver»,  minacciava  di  rivolgersi  a  Drumont,  supplicava
               Saussier di chiamarlo al ministero «même pour balayer les escaliers» . il 10,
                                                                                  (135)
               quando Le Matin pubblicò il facsimile del bordereau [venduto dal perito grafolo-
               go Teysonnière ] e copie della pagina furono affisse ad ogni angolo di strada,
                              (136)
               il ‘conte’ si sentì perduto.
                    adrien Papillaud (1866-1909), un redattore della Libre Parole che lo pedi-
               nava per conto di Henry, scrisse che era diventato verde, che correva come un
               pazzo dappertutto incurante della pioggia, e che bussò pure da Weil. Esterhazy
               aveva riempito Parigi di suoi autografi, ma l’unico ad accorgersi che la calligrafia
               era la stessa del bordereau, fu un impiegato dell’avvocato Gustave Cohen (1879-
               1958) che assisteva un creditore del conte.


               (133) - Pubblicato in facsimile il 4 luglio 1899 dal Voltaire e dal Petit Temps, cfr. Desachy, op. cit.,
                     pag. 54.
               (134)- Cass. dép. Weil, 1, 307 («je n’y insiste pas») cit. in rEiNaCH, op. cit., 2, pag. 381.
               (135)- Cass., dép. Weil, 1, 307, cit. in DESaCHY, cit., pag. 61. rEiNaCH, op. cit., pagg. 432-34.
               (136)- Secondo il rapporto fatto il 21 novembre dall’agente Tomps a Henry [Whyte, The Dreyfus
                     Affair, pag. 90]. albert Bataille, L’affaire Dreyfus: Procès du capitaine Dreyfus. Procès du commandant
                     Esterhazy. Affaire Zola (à Paris et à Versailles). Arrestation et suicide du colonel Henry, Procès du colonel
                     Picquart, La Révision, Vol. i, Paris, Dentu, 1898. alphonse Bertillon, La comparaison des écritures
                     et l’identification graphique, Paris, Bureaux de la revue Scientifique, 1898. Pierre Piazza (dir.),
                     Aux origines de la police scientifique. Alphonse Bertillon, précurseur de la science du crime, Karthala, 2011.

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