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PANORAMA INTERNAZIONALE
Una volta ottenuto, il Consiglio di Sicurezza decide di intervenire in modo
più convincente per placare una situazione esplosiva che non riesce ad essere
contenuta e rischia di destabilizzare l’intera area. Il primo intervento militare è
stato autorizzato con la risoluzione 794 del 3 dicembre 1992 , adottata sotto il
(25)
cap. VII della Carta delle Nazioni Unite al fine di portare a termine un’opera-
zione umanitaria. Questa risoluzione merita una particolare attenzione per la
sua portata storica: mancava un’esplicita richiesta delle parti in conflitto. Il
Consiglio di Sicurezza agisce conscio della straordinarietà che la situazione in
Somalia presenta e dell’immane tragedia umana che si sta consumando, facendo
emergere i primi elementi di un principio che caratterizzerà la storia degli inter-
venti più recenti del Consiglio di Sicurezza, quello della responsabilità di pro-
teggere. Questa risoluzione, inoltre, incarna lo stretto legame che il Consiglio di
Sicurezza ha deciso di corroborare tra il mantenimento della pace e della sicu-
rezza e il rispetto dei diritti umani, facendo menzione nella risoluzione della
necessità di agire per prevenire l’acuirsi di una drammatica crisi umanitaria al
fine di preservare la pace e la sicurezza internazionali.
Merita a questo punto un cenno la cronistoria degli interventi internazio-
nali in Somalia sotto l’egida delle Nazioni Unite, che è piuttosto complessa,
soprattutto poiché vede succedersi interventi portati avanti sotto la guida delle
Nazioni Unite oppure autorizzati dal Consiglio di Sicurezza ma nei fatti opera-
tivamente condotti dagli Stati Uniti, le motivazioni del cui coinvolgimento sono
state sopra analizzate.
Il problema che si è posto, e continua a porsi, è quello della cosiddetta
doppia catena di comando, e, più in generale, della mancata creazione e mante-
nimento di un esercito delle Nazioni Unite. La necessità, infatti, per l’organismo
internazionale di ricorrere alle truppe dei Paesi che prendono parte alle missioni
causa un pericoloso disallineamento tra il comando formale e il comando ope-
rativo della missione, poiché i soldati impegnati agiscono sotto l’egida delle
Nazioni Unite e rispondono al comandante da queste proposto, ma rimangono
comunque incardinati nelle strutture militari di provenienza, di cui continuano
a mantenere la subordinazione gerarchica. Il rischio di questa impostazione è
che le logiche parziali possano prevalere, soprattutto in situazioni estremamente
(25) - http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/794(1992)
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