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PANORAMA INTERNAZIONALE
Un importante ritorno degli Stati Uniti nel teatro somalo si ebbe nel 2007,
con il bombardamento di alcune basi in cui pare trovassero rifugio i terroristi
in fuga da Mogadiscio. L’operazione Celestial Balance, infatti, mirava ad indivi-
duare una serie di terroristi coinvolti in una serie di attentati ma soprattutto in
quelli del 1998 contro le ambasciate americane in Kenya e in Tanzania.
L’impegno americano in Somalia, inoltre, si era concretizzato nella fondazione
e nel finanziamento di AFRICOM, lo United States Africa Command, incaricato di
curare le relazioni militari statunitensi in Africa.
La prima ondata di missioni, da Restore Hope (27) alla I e II edizione di
UNSOM, è fallita. La loro portata, infatti, sembra essere stata limitata e sogget-
ta alla rimozione delle situazioni critiche: data la natura squisitamente militare,
i contingenti si sono limitati a combattere per sedare le lotte intestine senza pre-
occuparsi della ricostruzione efficace di un esercito e, soprattutto, di una forza
di polizia nazionale che fosse in grado di cominciare a muovere i primi passi per
assicurare un contesto di sicurezza favorevole allo svolgimento delle operazioni
umanitarie.
Davanti al fallimento delle missioni più propriamente militari, sembra non
essere servito neanche il cambio di rotta che ha portato a una serie di missioni
più recenti di stampo politico, volte alla ricostruzione delle istituzioni statali e
che hanno finito per tralasciare il dato di fatto più importante: la Somalia è
ancora un paese in guerra, sia internamente sia nel 2016 con i Paesi confinanti,
come testimonia il brutale recentissimo attacco contro una base di soldati
kenioti posti a presidio del confine.
Come già analizzato, Al-Shabaab è un’organizzazione con fortissimi lega-
mi con il territorio che dunque non può essere scacciata e sgominata con un
approccio classico: non è un esercito nemico né di invasori, ma è formato dagli
stessi somali che dunque si ritirano nelle loro enclave protette per poi rispan-
dersi, una volta che la comunità internazionale si ritira. L’approccio volto a paci-
ficare la zona attraverso un intervento militare concentrato e pesante non è
quindi sufficiente a garantire lo sradicamento delle organizzazioni terroristiche.
Mettere a sistema le esigenze di ricostruzione dell’apparato statale e di
garanzia della sicurezza non è semplice, soprattutto poiché entrambi gli aspetti
(27) - http://www.globalsecurity.org/military/ops/restore_hope.html
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