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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI



               dove con tale termine si intende una persona capace di distinguere il bene dal male, ma assente
               nel valore morale. Costui pensa solo a sé stesso, ed usa le altre persone come strumenti per
               raggiungere i propri obiettivi e soddisfare i propri bisogni. Tranne che per sé stesso, che egli
               considera sacro, è totalmente indifferente alle conseguenze delle proprie azioni”.
                    Tuttavia la pur corretta e circostanziata descrizione di Balinski negli anni
               a seguire rese più facile identificare grossolanamente lo psicopatico in colui che
               viola sempre norme penali, rendendo sovrapponibili indifferentemente le defi-
               nizioni di psicopatia e sociopatia. La sociopatia, che nasce negli anni Trenta  dello
               scorso secolo con la scuola di pensiero nord-americana di George Partridge,
               psicologo allo Sheppard & Enoch Pratt Hospital di Baltimora, condivide in
               realtà con la psicopatia solamente alcuni tratti e sfumature - il tenore emozio-
               nale, la futilità esterna, la manipolazione - ed assai più grandemente la violazio-
               ne di norme penali o di regole sociali. In questo, quindi, i criminali incalliti cer-
               tamente  posson  dirsi  sociopatici,  ma  non  necessariamente  anche psicopatici.
               Nello stesso senso han schiette manifestazioni sociopatiche sia gli schizoidi, che
               gli schizotipici e gli eccentrici, che tuttavia certamente non sono né psicopatici
               né necessariamente criminali.
                    Un lavoro di cesello sulla personalità patologica ed in particolare quella
               psicopatica  fu  prodotto  da  studiosi  nell’area  austro-tedesca  tra  il  finire
               dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Per quanto in relazione alla psi-
               copatia si assistette ad una combinazione, non priva comunque di critiche, tra
               le deduzioni di Emil Kraepelin sul livello di patologia di personalità e di funzio-
               namento psichico, che vennero messe in discussione, di Karl Birnbaum sulla
               “psicopatia amorale”, eccessivamente teleologica e moralistica, e della scuola
               biodegenerativa francese e costituzionalista italiana.
                    Rechiamoci quindi in Germania, magari con un boccale di Weisslager.
                    Nella regione tedesca di Baden-Wurttemberg si trova la giovanile e viva-
               cissima cittadina di Heidelberg, lungo il fiume Nektar. Se passeggiassimo in
               Augustinenstrasse, ci imbatteremmo, al civico 2, nello Studentenkarzer, il car-
               cere  per  gli  “studenti  svogliati”  della  Università  di  Heidelberg,  la  Ruperto
               Carola, istituita nel 1363 e la cui vecchia sede è proprio adiacente al carcere. In
               quella Università - che ha sfornato 59 premi Nobel - vi lavorò Kurt Schneider,
               lo psichiatra che studiò le voci giudicanti e colloquianti che albergano spesso

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