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LA PERSONALITÀ PSICOPATICA. VIAGGIO NEL MALE TRA VALUTAZIONE CLINICA,
                               DILEMMA MORALE E PROTEZIONE SOCIALE


             differenti capitoli (“l’uomo d’affari,”, “il gentleman”,“lo specialista”, ecc.) (22)  a confor-
             to delle tante e differenti “maschere” che la psicopatia mette a disposizione del
             suo “attore”.
                  Quindi  “...non  come  singole  spie,  ma  in  battaglioni...”.  È con  l’Amleto  di
             Shakespeare che Clekley indica la sintomatologia psicopatica: non poche, sin-
             gole, individuabili sintomatologie, ma battaglioni di segnali, più o meno intensi,
             che generano un modello di vita e di essere.
                  Delle aree da esplorare realizzò anche una ma trice, da riportare nei collo-
             qui e nello studio della storia di vita dell’esaminato. Sostanzialmente, i sedici
             indicatori scontornati ricomprendono le due grandi aree dell’insight, di ciò che
             muove dentro, e del comportamento agito, verso il resto del mondo.
                  Così facendo Cleckley pose dei confini, dei limiti, sia alla esaltazione gene-
             ralizzata di talune specifiche patologie, (sociopatia, disturbo antisociale di per-
             sonalità, narcisismo, disturbo borderline, ecc.) nel soggetto psicopatico, sia alla
             diade psicopatia-crimine, anzi segnalando come le abnormità emotive e dell’in-
             sigh abbiamo anche prodotto geni e artisti, soprattutto nel Decadentismo, da
             Paul Verlaine a Charles Boudelaire.
                  Rilevare e misurare la psicopatia non è impresa facile, proprio per i tanti
             colori che la dipingono, la vacuità di alcuni segnali o al contrario la profondità
             di altri. In misura ancor più ridotta v’era utilità formale nell’accertarne la pre-
             senza, atteso che di per sè non era, almeno in Italia e fino al 2005, patologia
             invalidante .
                       (23)
             (22) - Non fu forse uno psicopatico - tra i tanti - Karl Fritzsch, ufficiale delle S.S. nel campo di
                  Auschwitz, che ordinò alla ditta Testa, che produceva lo Ziklon, il gas dello sterminio, di
                  togliere dalla formula la componente odorifera perchè veniva avvertita dai prigionieri prima
                  di morire che così gridavano troppo e davano fastidio?
             (23) - La Corte di Normofilachia, con sentenza n. 9163, depositata in data 8 marzo 2005, ha pre-
                  cisato che: “Anche i disturbi della personalità, come quelli da nevrosi e psicopatie, possono costituire causa
                  idonea ad escludere o scemare grandemente, in via autonoma e specifica, la capacità di intendere e di volere
                  di un soggetto agente ai fini degli artt. 88 e 89 c.p., sempre che siano di consistenza, rilevanza, gravità e
                  intensità tali da concretamente incidere sulla stessa; per converso, non assumono rilievo ai fini della imputa-
                  bilità le altre “anomalie caratteriali” e gli “stati emotivi e passionali”, che non rivestano i suddetti connotati
                  di incisività sulla capacità di autodeterminazione del soggetto agente; è inoltre necessario che tra il disturbo
                  mentale ed il fatto di reato sussista un nesso eziologico, che consenta di ritenere il secondo causalmente deter-
                  minato dal primo”.

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