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STUDI GIURIDICO-PROFESSIONALI



                    Un aiuto a disvelare l’identità che vive dietro la “maschera psicopatica” è
               “The Mask of  Sanity: an attempt to clarify some issues about the so-called psychopathic per-
               sonality”(La maschera della salute: un tentativo per chiarire alcuni aspetti della cosiddetta
               personalità psicopatica), opera del 1941 (riveduta e corretta fino alla edizione del
               1950)  dello  statunitense  Hervey  Cleckley,  psichiatra  al  Medical  College  di
               Atlanta, Georgia.
                    Cleckley  si  dedicò  particolarmente  alla  funzione  socio-relazionale  degli
               psicopatici, rivelando così che la loro dimensione affettiva è fortemente distor-
               ta, proprio nel modo con cui Kernberg ha descritto la relazione del narcisista
               maligno, senza tuttavia che tali configurazioni debbano concludersi in atti ille-
               gali. Al contrario, il timbro prevalente non è il crimine, che è conseguenza del-
               l’impatto sul codice penale, da cui emerge l’apprezzabilità della censura, bensì
               la distruttività, che non è prerogativa contemplata in ogni suo aspetto, modo e
               forma dalle leggi e che sfugge al setaccio analitico della Giustizia.
                    Osservò  anche  un  ampio  resoconto  di  reiterazioni  dei  comportamenti
               etero-distruttivi, specialmente nelle relazioni interpersonali: in poche parole lo
               psicopatico, soprattutto una volta individuata una modalità comportamentale
               attagliata a sé e pagante, recidiva, si ripete, si produce nuovamente. Inoltre, solo
               com’è con la sua grandiosità priva di senso di colpa e rimorso, vive e ri-vive
               senza pesi le sue condotte.
                    Cleckley fu un acuto osservatore delle realtà psicopatiche, non solo come
               professore di psichiatria e ricercatore, ma anche come psichiatra militare. Aveva
               materiale  umano  in  abbondanza,  tra  i  reduci  delle  Guerre  Mondiali,  su  cui
               osservare i tragici effetti della slatentizzazione di patologie psichiche e psichia-
               triche.  Individuò  come  gli  psicopatici,  tendenzialmente,  si  annoverassero  in
               numero elevato tra i soldati macchiatisi di spionaggio o di tradimento, e come
               fossero  rimasti  indifferenti  alle  brutture  dei  fronti  di  combattimento  senza
               somatizzare, al contrario di moltitudini di reduci, stress, depressioni e fobie.
                    Lo psichiatra americano colse, completamente e finalmente, il core multiplo
               della psicopatia, forse accettando il fatto che proprio la sua traduzione psichè e
               pathos, anima e malattia, era la più indeterminata ma anche la più confacente.
                    Il testo, come è comune nei testi psichiatrici nord-americani, è esposto a
               mezzo di casi esaminati, quindi assai pragmatico, ciascuno dei quali introduce

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