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LA PERSONALITÀ PSICOPATICA. VIAGGIO NEL MALE TRA VALUTAZIONE CLINICA,
                               DILEMMA MORALE E PROTEZIONE SOCIALE


             Schneider  o  Robert  Hare  avrebbero  scritto  certamente  ulteriori  capolavori,
             come in un sequel, mettendo sempre come co-protagonista quel Tiresia, reso
             cieco per volere di Atena ma munito del dono del vaticinio da Giove, cui gli
             autori han fatto svolgere una preziosa funzione didascalica nei loro scritti.
                  Tiresia accompagna Edipo nell’opera di Sofocle ed è sempre lui che avvisa
             Narciso del suo destino nelle Metamorfosi ovidiane: “Narciso vivrà fino a tarda età
             purchè non conosca mai sé stesso” (Metamorfosi, Libro terzo, 38). Come sappiamo,
             Narciso si uccise.
                  Il narcisismo (16)  in effetti può uccidere: tanto l’altro da sé, quanto sé stesso.
                  Havelock Ellis, nel 1898, definì per primo il disturbo “Narcissus-like” come
             un ripiegamento su sé stessi, con la conseguente sterilità nello sviluppare relazioni
             oggettuali (17)  evolute e mature. Tra la primigenia definizione di Havelock Ellis e
             quella successiva e determinante di Sigmund Freud (1914 - “Introduzione al nar-
             cisismo”) intervennero altre definizioni, come quella di Paul Nacke (1899), che
             dirigeva verso una perversione sessuale, il chè, almeno in una prospettiva del
             soluto criminologico nello psicopatico, non appare affatto fuor di luogo.
                  Tra il 1920 ed il 1922 Freud rilascia “Aldilà del principio del piacere” ed “Io e Es”,
             i cui contenuti, qui succintamente, introducono le contrapposte pulsioni di vita e
             di morte - Eros e Thanatos - e l’Es, come serbatoio pulsionale che solo dopo esser
             stato emendato e desessualizzato, dopo l’infanzia, arriva all’Io per prodigarsi in
             relazioni oggettuali e processi di identificazione per “investimenti oggettuali”.
                  Tale dovrebbe essere il meccanismo di abbandono e superamento del nar-
             cisismo primario, quello del bambino, ma tal quale invece rimane nella perso-
             nalità psicopatica, tragicamente ancorata a bisogni infantili di attenzione e gran-
             diosità. Nel 1984, Otto Kernberg (18)  propone una rilettura, accorta e profonda,
             della personalità narcisista, estendendo ed ampliando le osservazioni già sugge-
             rite da Herbert Rosenfeld che vedono il narcisista “introiettare in chiave onnipotente
             un oggetto parziale primitivo totalmente buono”.


             (16) - Da G. S. MANZI “Tiresia, Narciso, Anubi: il Mito nel narcisismo maligno. Riflessioni sul pensiero di O.
                  Kernberg e B. Grumberger”, IUSVE, 2014.
             (17) - Con “relazione oggettuale” si intende l’interazione tra individui. “oggetto” è l’altro.
             (18) - Otto KERNBERG (1928-) è un affermato psicologo austriaco-statunitense, noto per i suoi
                  studi sul disturbo borderline di personalità ed sul narcisismo maligno.

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