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LA PERSONALITÀ PSICOPATICA. VIAGGIO NEL MALE TRA VALUTAZIONE CLINICA,
                               DILEMMA MORALE E PROTEZIONE SOCIALE


                  Il costrutto così composto non genera solamente effetti ed affetti contra-
             stanti - il bisogno del riconoscimento dell’altro e il suo evitamento odioso - ma
             sovente verte verso alterne solitudini - che Kernberg chiama “solitudini magni-
             ficenti” - ed anche verso comportamenti aggressivi, quindi di danno, e pertanto
             anche francamente criminali.
                  Ciò che tiene insieme nell’immaginario diffuso la personalità psicopatica,
             il crimine e la criminologia, aldilà delle categorie di individui studiate fino ad
             allora, si è costruito attorno ad un episodio avvenuto nel 1883 nella Russia zari-
             sta. Lo riportò, con dovizia di particolari, il quotidiano Peterburgskaia Gazeta,
             sulle cui pagine vennero descritti il fatto ed i suoi strascichi processuali.
                  Proprio ciò che fu scritto sui giornali dell’epoca, quindi letto e appreso da
             moltitudini di persone, data l’origine della diade popolare cronaca nera - patologia
             psichica, argomento di moda nei salotti tv dove è reso tanto banale quanto d’ef-
             fetto.
                  Sara Beker, cittadina inglese trasferitasi a San Pietroburgo, aveva tredici
             anni e lavorava in un negozio di bigiotteria e gioielleria. Nel 1883 venne rinve-
             nuta uccisa, ferita mortalmente in testa, abbandonata su una poltroncina, con le
             gambe aperte e uno straccio nella bocca, dentro il negozio dove lavorava e la
             cui porta chiusa non presentava effrazioni.
                  Gli  investigatori,  tra  tutti  Nikolai  Muravev  che  divenne  di  lì  a  poco
             Ministro di Giustizia, se la presero subito con Ivan Mironovich, il padrone del
             negozio e datore di lavoro della ragazzina. Venne incarcerato, liberato, poi nuo-
             vamente incarcerato, poi processato e infine assolto. La sua assoluzione fu pos-
             sibile per il fatto che una donna si era presentata negli uffici di polizia dichia-
             randosi autrice dell’omicidio. Disse che la vittima l’aveva sorpresa mentre stava
             rubando dei gioielli e per questo era stata costretta a ucciderla. Le indagini, tut-
             tavia, fecero emergere che la donna era stata solo complice del suo amante, il
             poliziotto Maximilian Bezak, che aveva eliminata la bambina perché scomoda
             testimone del furto, e ne aveva anche abusato sessualmente. In pratica, Richard
             Ramirez col colbacco.
                  I giornali nel 1885, terminate le indagini, riportarono la diagnosi stilata a
             carico del condannato da Ivan Mihalovic Balinski, il famoso psichiatra del “pen-
             siero intrusivo” e padre della criminologia russa: “…[Bezak] è uno psicopatico, lad-

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