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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                    Il 1° febbraio la forza era arrivata a 765 effettivi e 293 cavalli e il 28 il
               corpo fu dichiarato ufficialmente organizzato. Il 10 marzo Melzi poté annun-
               ciare a Bonaparte che la formazione della gendarmeria era ormai quasi comple-
               tata. Il 22 marzo erano al deposito di Pavia 1.029 effettivi (637 a cavallo e 392
               a piedi) con 529 cavalli e con un costo di £. 142 milanesi per gendarme a piedi,
               di £. 409 per gendarme a cavallo e di £. 600 per cavallo.
                    Con decreti ministeriali del 2 e 17 aprile fu stabilito un assegno di compa-
               gnia di £. 200 per gendarme a cavallo e £. 116 per gendarme a piedi. Con cir-
               colare del 19 aprile il ministro chiese ai prefetti la lista degli aspiranti che erano
               stati scartati dai giurì di elezione unicamente per difetto d’istruzione, con il pro-
               posito di destinarli alla guardia del governo, il cui reclutamento era in parte con-
               correnziale con quello della gendarmeria. Il prefetto del Panaro rispose sbriga-
               tivamente che gli analfabeti non si erano presentati, sapendo di non possedere
               il requisito. Come abbiamo visto in realtà non era così, perché all’inizio erano
               stati arruolati anche molti semianalfabeti: stava però di fatto che i giurì si erano
               limitati a registrare gli ammessi, senza annotare i nomi dei respinti e tanto meno
               i motivi, per cui la richiesta non poté essere esaudita.
                    Arruolando  (contra  legem)  giovani  in  età  di  leva,  il  26  aprile  Olona  e
               Rubicone avevano superato il proprio contingente, Crostolo ed Alto Po l’ave-
               vano quasi completato, mentre restavano in forte ritardo Lario, Agogna e Reno.
               Il 1° maggio la forza era salita a 1.185 effettivi, con 717 cavalli.


               h. L’impiego della gendarmeria contro la renitenza (estate1803)


                    Sotto la reticenza ufficiale emerge abbastanza chiaramente che, pur di atti-
               vare la gendarmeria si era finito per rinunciare non soltanto ai requisiti di altez-
               za, età e istruzione, ma anche e soprattutto al requisito della buona condotta.
               Nella relazione del 27 maggio, Piella ammetteva infatti che molti, inclusi anche
               sottufficiali, non erano «assolutamente al caso di far parte» della gendarmeria
               «per la loro pessima moralità e condotta».
                    Non fidandosi di disseminare i gendarmi sul territorio, il governo finì per
               tenerli tutti riuniti, impiegandoli soltanto per rastrellare, un dipartimento dopo
               l’altro, i requisiti chiamati alle armi. L’esordio del corpo fu infatti la maxiretata

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