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LA REALE GENDARMERIA ITALIANA 1801-1814


             23.7% (da 1.326 a 1.641) e i contingenti dipartimentali del 18/25%.
                  Oltre al reclutamento, era in ritardo anche l’infrastruttura logistica. Il 31
             dicembre  il  caposquadrone  Belfort  denunciava  l’insalubrità  delle  caserme  di
             Gallarate e Busto Arsizio, sede del deposito, che perciò fu trasferito il 12 gen-
             naio 1803 a Pavia, nella caserma Santa Chiara. Solo il 15 gennaio il ministro
             inviò una circolare ai prefetti per invitarli a provvedere alle caserme di brigata,
             possibilmente in locali diversi da quelli già occupati dalla polizia. Dovevano
             essere in grado di ospitare almeno 7 uomini, con stalle e magazzini di biada e
             fieno per i cavalli e una stanza per la «momentanea detenzione». Agli ufficiali, a
             seconda del grado, spettavano alloggi di 3, 2 e 1 camera e stalle per 4, 3 e 1
             cavallo, più una camera o uno sgabuzzino per i o il domestici/o e un locale cuci-
             na per il colonnello e il caposquadrone.
                  I ritardi nell’organizzazione della gendarmeria non mancarono di essere
             sfruttati dai difensori del satellizio: se ne fece portavoce, il 3 gennaio 1803, il
             ministro degli interni Villa, chiedendo al governo di sospendere lo smantella-
             mento delle guardie di polizia fintanto che la gendarmeria non fosse stata pron-
             ta a prenderne il posto.
                  In effetti al 23 gennaio mancavano ancora due terzi dei contingenti dipar-
             timentali e un quarto del contingente militare. Inoltre il 25 Piella scriveva che i
             gendarmi già arruolati erano «parte disabbigliati, altra parte passabilmente vesti-
             ti,  ma  tutti  in  modo  che  vengono  tenuti  de’  vagabondi  e  perciò  soggetti  a
             degl’insulti».
                  Già  il  20  febbraio,  però,  il  prefetto  dell’Agogna  segnalava  un  aumento
             improvviso dei volontari per la gendarmeria, a suo giudizio provocato dall’or-
             mai  prossima  attivazione  della  leva  obbligatoria.  Che  la  chiamata  alle  armi
             potesse incentivare l’arruolamento volontario nella gendarmeria non era di per
             sé  evidente,  perché,  almeno  in  teoria,  la  legge  non  consentiva  di  arruolare
             coscritti soggetti alla leva (20-25 anni). In realtà sembra proprio che, pur di
             completare la gendarmeria, si sia ampiamente derogato al requisito del limite di
             età (in agosto, sui 35 gendarmi arruolati recentemente nel Crostolo, ben 26
             erano in età di leva o anche diciottenni e diciannovenni). Ma la leva fece da vola-
             no alla gendarmeria soprattutto attraverso l’istituto della sostituzione, che con-
             sentiva al requisito di liberarsi pagando un volontario.

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