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LA REALE GENDARMERIA ITALIANA 1801-1814


             di renitenti effettuata nella capitale la notte del 16-17 giugno. Chiuse le porte e
             perquisite le case indicate dalle spie, furono arrestati 400 giovani, subito tradotti
             al deposito di Pavia. Il 19 il cronista Mantovani annotava, scandalizzato, che in
             molti casi i gendarmi erano entrati nelle case servendosi di chiavi false. In un
             manifesto del 9 settembre il prefetto del Reno citò l’impiego massiccio della
             gendarmeria nella capitale (nei compiti già attribuiti alla truppa di linea, inclusa
             la guardia interna nel palazzo del vicepresidente) a dimostrazione che il corpo
             non aveva nulla a che vedere con il vecchio e screditato satellizio (proprio per-
             ché, almeno di fatto, non svolgeva compiti di polizia giudiziaria e amministrati-
             va, ma piuttosto di grande polizia militare, come le truppe di linea).


             i. Il rinvio dell’impiego in servizio ordinario (autunno 1803)


                  Nel rapporto del 17 settembre, Piella confermava che l’attività era ridotta
             in modo tale da «amettere soltanto il servigio straordinario». Arrivata in ottobre
             a 1.346 effettivi (più dell’organico originario, anche se ancora il 18% meno del
             nuovo), la gendarmeria non era stata, infatti, ancora distribuita sul territorio.
                  Conformandosi al giudizio dell’accorto ex-ufficiale papalino, nel rapporto
             del 2 ottobre il ministro convinse il governo a rinviare l’attivazione del servizio
             ordinario, per tema che le brigate, una volta allontanate dall’occhio vigile degli
             ufficiali, potessero diventare «i complici di pubblici perturbatori» piuttosto che
             i loro «persecutori». Il rischio nasceva, secondo Trivulzio, dalla mancata selezio-
             ne sociale: «tutti i benestanti si (erano) alienati dall’entrare in questo corpo»,
             obbligando a comporlo in maggioranza «di scelti soldati di linea e di volontari
             dei dipartimenti che vi entrarono per cercarvi un modo di sussistenza». Dopo
             averli dipinti come un branco di lupi affamati, il ministro soggiungeva però che
             erano «uomini veramente dabbene e contenti» e il governo doveva dimostrare
             «con prove luminose la stima che ne (aveva) affine di stimolare il punto d’onore
             dei gendarmi e di metterl(i) in credito presso la Nazione». A tal fine Trivulzio
             suggeriva di mettere a carico dello stato l’importo del vestiario, a compenso
             delle «straordinarie fatighe» sostenute in estate. In sostanza suggeriva di aumen-
             tare la paga rinunciando ad impiegarli, per evitare che quei galantuomini si met-
             tessero, spinti dal bisogno, a rapinare la gente che dovevano proteggere!

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