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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



               monumenti della patria gloria; per punire l’ebbrezza, che disturba le pompe e le
               assemblee del popolo; per impedire che s’insulti alla dignità dei magistrati; per
               garantire la sicurezza delle pubbliche strade; e per inseguire il delitto, che nel
               silenzio della notte, e al favore delle tenebre passeggia nelle città e nelle campa-
               gne; per far regnare la polizia negli accampamenti militari; per conservare infine
               l’ordine e l’intera tranquillità».
                    Sorpresi  dal  proclama,  vari  prefetti  (ad  esempio  dell’Olona,  Serio  e
               Agogna) scrissero l’11 e il 12 maggio chiedendo istruzioni e facendo presente
               di non aver ricevuto i modelli amministrativi per l’apertura dei registri e la for-
               mazione dei giurì. Solo il 13 maggio, tardivamente, Teulié si rivolse al comitato
               di governo per chiedergli di stanziare un assegno mensile di 100mila franchi e
               lamentare di essere assediato dalle domande di ufficiali della GN che richiede-
               vano un posto nella gendarmeria, benché la legge avesse riservato chiaramente
               i posti di ufficiale alla sola FA (locuzione che, senza possibilità di equivoco, indi-
               cava esclusivamente le truppe di linea). L’improvvida iniziativa del ministro, tesa
               a forzare la mano al governo, finì per determinare un aggiornamento sine die
               dell’attivazione della gendarmeria e, poco dopo, le stesse dimissioni di Teulié.
                    Del tutto fallimentare fu anche l’ordine impartito da Teulié ai corpi di
               linea di inviare il loro contingenti al deposito istituito nella caserma milanese di
               Santa Margherita. I corpi erano tenuti per legge a scegliere gli elementi migliori:
               ma, com’era facile prevedere, ne approfittarono invece per liberarsi di quelli
               peggiori.  Il  comportamento  dei  soldati  fu  perciò  talmente  indisciplinato  da
               doverli  ben  presto  rimandare  ai  corpi:  e  prima  di  andarsene  demolirono  la
               caserma, portandosi via lenzuola, coperte e perfino i vetri, il piombo e le infer-
               riate delle finestre.


               b. Le «riflessioni» di Vandoni su gendarmi e sbirri (11 ottobre 1801)


                    Per evitare altri fiaschi, il capobattaglione Marco Marcello Vandoni sugge-
               riva, nelle sue Riflessioni sulla gendarmeria dell’11 ottobre 1801, di incaricare
               della scelta dei soldati gli stessi ufficiali del nuovo corpo, di elevare il limite di
               età delle reclute a 40 anni, di ammettervi anche i cittadini non iscritti alla GN
               (per non escludere gli abitanti delle città in cui non era attivata) e di inviare subi-

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