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L’uso strumentale del Protocollo di Kyoto: ovvero l’eolico all’italiana


            locali ed anche questi volumi e superfici vanno sommati. Sebbene spes-
            so si dichiari che il calcestruzzo al termine dell’impianto (15-20 anni)  FOCUS
            verrà rimosso, in pratica ciò non avviene per gli elevati costi di rimozio-
            ne e smaltimento come rifiuto speciale, o solo parzialmente per la pro-
            fondità di 1 m, che non offre alle essenze boschive autoctone alcuna
            possibilità di ricolonizzare il sito. Così pure è bene mettersi l’animo in
            pace sulla ripiantumazione altrove degli alberi sradicati, o di un pari nu-
            mero sostitutivo; rarissimi casi sono realmente documentati. L’opposto
            della riforestazione promossa dal Protocollo!
               Il “consumo” totale è stimabile in circa 100mila mq e 7.000 mc per
            12 torri da 1,5 MW con una produzione elettrica reale tra 26 e 33
            GWh/anno nei siti ottimali, spesso meno.
               La differenza di fondo tra impianti eolici e altre fonti rinnovabili
            (biomassa, solare termodinamico o fotovoltaico) è che ai primi sono
            necessarie aree boschive e/o agricole, quindi pregiate e critiche sul pia-
            no paesaggistico, mentre per i secondi, più produttivi a parità di super-
            ficie, si può fruire di aree industriali, già con infrastrutture adeguate, o
            addirittura riqualificando aree dismesse come cave o discariche esauri-
            te, in pratica senza consumo di nuovo territorio.


            La situazione impiantistica e produttiva in Italia
               Le informazioni del settore indicano che la potenza eolica installata
            a fine 2007 arriverà a sfiorare i 3.000 MW. Da una analisi sulla produ-
            zione si “scopre” – ma non è una novità per gli addetti ai lavori – che
            questi impianti “lavorano” molto poco. Per i paesi del nord Europa si
            ha un numero di ore equivalenti da un massimo di 3.500 (Irlanda e
            Scozia) ad una media superiore alle 2.000 (Spagna e Francia), mentre in
            Italia il valore è di 1.480 nel 2006. In temini più concreti, tutto il parco
            eolico italiano installato a fine anno 2006 – circa 2.100 MW – ha im-
            messo in rete solo 3.200 GWh, pari allo 0,9% del fabbisogno elettrico nazio-
            nale. Considerato che in Italia la domanda di elettricità cresce di circa il
            2,2% all’anno, ossia di 7.400 GWh, la produzione eolica va a coprire        8
            meno del 50% della nuova richiesta. Per fare dei raffronti, l’idroelettri-  n.
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            co ha prodotto nello stesso periodo 36.657 GWh, mentre la geotermia         III
            5.527 GWh, con soli 700 MW installati.
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