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L’uso strumentale del Protocollo di Kyoto: ovvero l’eolico all’italiana
Un discriminante per la scelta di una fonte energetica a fronte di
FOCUS un’altra potrebbe consistere nella valutazione dell’area occupata e nel
valore del territorio “consumato”.
L’eolico ha forti esigenze di spazio, per non creare effetti scia o tur-
bolenze tra i vari aerogeneratori installati. Una regola, empirica ma vali-
da, definisce la distanza minima tra due torri pari a 5-6 volte il diametro
delle pale, quindi circa un minimo di 350 metri. L’installazione può es-
sere di vario tipo (lineare, a filari, a quinconce, distribuita), comunque
per un impianto medio, 12 torri, l’area interessata dai lavori si aggirerà
sui 70mila mq, considerando le piazzole, le strade di collegamento tra le
torri, la centralina elettrica, le opere di regimazione idraulica e quant’al-
tro necessario.
Le strade di acccsso costituiscono una ulteriore criticità. Gli aero-
generatori di grande taglia esigono il trasporto dei componenti con
trasporti eccezionali, richiedenti una sede stradale di 5 m di larghezza
in rettilineo, e 8 m in curva, con pendenze longitudinali non superiori
all’8% e trasversali del 2%; esigenze severe che comportano spesso la
realizzazione di strade ad hoc, con movimentazioni di molti metri cu-
bi di materiale, rilevanti prelievi di inerti dalle cave per massicciate e
sottofondi e forti impatti su flora e fauna esistente; trattandosi per lo
più di siti collinari di crinale gli interventi rappresentano un pesante
degrado ambientale.
Ad esempio, un tratto di soli tre chilometri di strada esigerà l’inter-
vento su circa 30mila mq di superficie, considerando poche curve e tra-
scurando i volumi. Seppure nei progetti si parli spesso di ripristino a fi-
ne cantiere, la realtà è che – vuoi per garantire la manutenzione, vuoi
per motivi di risparmi, o per velleità di ulteriore sviluppo impiantistico
o di infrastrutture – questa superficie non sarà più come prima, come è
constatabile nella stragrande maggioranza degli impianti realizzati.
Esiste poi lo scavo delle fondazioni delle torri, delle trincee per il
collegamento elettrico, della realizzazione della centralina di controllo e
trasformazione, e dell’elettrodotto sino all’allaccio alla rete. La fonda-
zione di una torre di grande taglia è costituita da circa 300 mc di ce-
mento armato, ossia implica lo scavo di un volume di circa 400 mc, per
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il getto del calcestruzzo. Quest’ultimo utilizza inerti prelevati dalle cave
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