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L’uso strumentale del Protocollo di Kyoto: ovvero l’eolico all’italiana
La causa primaria di questa inefficienza è la scarsa ventosità del nostro
FOCUS paese (risultante dalle mappe eoliche CESI, e da quelle europee), ma una
ulteriore è l’incostanza dei venti che ne determinano frequenti “stop &
go”. Gli unici siti relativamente validi, ma ormai saturi, sono nel sud ed in
Sardegna o sui crinali appenninici oltre i 1000 metri. Da ciò deriva che
ogni nuovo impianto (ora persino nella campagna toscana con valori di
ventosità ridicoli) non fa che ridurre la media della producibilità.
Le esigenze della rete
Proprio l’accentuata intermittenza degli impianti eolici italiani co-
stringe il GRTN (gestore della rete nazionale) a tenere attive alcune
centrali tradizionali, le cosidette “riserve calde” da fonti fossili, per una
potenza pari a quella dell’eolico in produzione. Quindi lo sbandierato
risparmio di anidride carbonica è del tutto virtuale e comunque non sa-
rà mai possibile superare la soglia del 15%, massimo 20%, della poten-
za installata in Italia, pena il rischio di blackout. Volendo, per assurdo,
raggiungere questo limite ai consumi attuali, risulterebbe necessario
moltiplicare almeno per 20 la potenza oggi installata, e portarla a
42.000 MW; praticamente l’intera Italia tappezzata di torri eoliche, am-
messo di trovare vento!
Un’altra causa che riduce l’energia prodotta negli aerogeneratori più
recenti, quelli di grande taglia (da 1,5 MW in su) è l’assorbimento di
corrente dalla rete per raggiungere l’adeguato regime di rotazione; ripe-
tendosi spesso durante il giorno, secondo i capricci del vento, e per tut-
ti i generatori dell’impianto, l’energia assorbita in totale risulta non irri-
soria. Questo tipo di problema è trascurabile nei siti del nord Europa,
laddove periodicità e costanza dei venti sono una regola.
Inoltre la tecnologia eolica si pone all’opposto della strategia di “ge-
nerazione distribuita” – ossia di produzione più prossima possibile al-
l’effettivo sito di consumo –, aumentando le perdite sulla linea, e ridu-
cendone l’efficienza.
Quindi questa fonte energetica ha un suo limite intrinseco, e anche
nel funzionamento corrente presenta criticità non secondarie, al con-
trario di idroelettrico, biomassa, geotermia e solare termodinamico, de-
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cisamente più programmabili e costanti.
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