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Cambiamenti climatici e soft economy


               na. Ma si tratta – ed è bene affermarlo in modo non rituale, come ho
         FOCUS anche ribadito nel mio intervento al Seminario estivo di Symbola – di
               una sfida di tutto il Paese e non solo di una parte politica, come accade
               in altri Stati. Vedo grandi Paesi europei che da questo punto di vista si
               mettono in movimento, penso alla Germania, penso alla Francia, penso
               all’Inghilterra. La Germania ha varato un piano che prevede la riduzio-
               ne della CO 2 del 40% entro il 2020, l’Inghilterra ha varato un piano che
               prevede la riduzione della CO 2 del 30% entro il 2020 e del 60% entro il
               2050. Molto più degli obiettivi che si è posta l’intera Unione Europea,
               che a sua volta è sideralmente distante da quello che l’Italia finora è sta-
               ta in grado di fare. Dico questo perché noi siamo lontanissimi, quasi del
               20%, dagli obiettivi che ci eravamo prefissi sulla base degli accordi di
               Kyoto da raggiungere nel 2012.
                  Questi Paesi si mettono in moto perché sanno che chi arriva prima
               favorisce anche la competitività del suo sistema economico.
                  Con ogni evidenza è chiaro che questa sfida dà carisma e ruolo alla
               politica. La politica non può essere solo transazione, non può essere
               solo campare alla giornata. Affrontare un tema come questo significa
               dare alla politica una nuova nobiltà, distaccarsi anche dalle sue miserie e
               dalle sue piccolezze, renderla un esercizio utile per i cittadini.
                  La politica può avere le sue contraddizioni, ma il suo compito è
               quello di additare una meta che metta in moto le energie. Qualche volta
               questa meta è fatta anche di speranza, di fattori immateriali. Ricordo
               che quando ero ragazzo mi colpì un racconto del sussidiario delle ele-
               mentari in cui si parlava di una coppia di anziani che in una notte fred-
               da cercano riparo e lo trovano in una casa in cui c’è un focolare spento,
               ma nel focolare si vedono ancora due braci vive. Passano la notte e si ri-
               scaldano e sopravvivono coccolandosi e accudendo quelle due braci vi-
               ve che loro vedono, che li fa sentire più caldi. Al mattino si rendono
               conto che quelle due braci vive erano gli occhi di un gatto. È bastata
               quell’“idea” per generare una reazione che ha portato benefici. Penso
               che a coltivare l’idea che ci possa essere un cambiamento è già di per sé
               un meccanismo che mette in moto le migliori energie. Questo vale per
               l’Italia e vale per l’Europa ma penso che la sfida dei mutamenti climatici
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               sia soprattutto una sfida europea. Una sfida che dà seguito anche a
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