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L’Italia che frana: cause e possibili rimedi
passato, che erano frutto del sopra citato compromesso empirico, ma
tutto sommato efficace, tra Uomo e Natura. È oggi evidente come la ra- FOCUS
pidità del processo di sviluppo economico e del conseguente sviluppo
urbanistico, insieme ad un più o meno diffuso benessere economico, ab-
bia portato con sé costi elevati, anche economici, in termini di rischio
naturale e disequilibri ambientali da affrontare.
Fortunatamente negli ultimi dieci anni, nonostante i ripetuti eventi ca-
lamitosi, si è assistito ad una diminuzione del numero di vittime. Basti
pensare, a titolo di esempio, alle ultime due alluvioni che hanno colpito la
regione Piemonte nel novembre 1994 e nell’ottobre 2000: a fronte di oltre
60 morti nel 1994, non si è raggiunta la decina nell’ottobre 2000, nono-
stante quest’ultimo evento abbia interessato un’area di gran lunga maggio-
re del precedente (Arpa Piemonte, 2005). In gran parte, ciò è stato ottenu-
to con l’applicazione più rigorosa delle conoscenze tecnico-scientifiche,
tenendo finalmente conto in maniera opportuna delle esperienze matura-
te, soprattutto per quanto riguarda le previsioni meteo (APAT, 2006). Ciò
ha portato al miglioramento delle capacità di previsione e quindi del siste-
ma di allertamento di protezione civile e alla realizzazione di interventi
strutturali di mitigazione, sebbene, va detto, questi ultimi non siano sem-
pre condivisibili per tipologia, dimensionamento ed impatto sul territorio.
Figura 2 - Fenis (Valle d'Aosta). Vista dall’elicottero del debris flow
che ha invaso la frazione di Pleod durante la crisi idrogeologica del 2000
nell’Italia nord-occidentale. Alcune case di nuova costruzione prossime
allo sbocco del torrente vennero spazzate via con la perdita
di sei vite umane
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