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L’Italia che frana: cause e possibili rimedi


               Previsione e prevenzione del rischio idrogeologico
                  Per un’efficace azione di mitigazione del rischio idrogeologico e in
         FOCUS
               particolare del rischio da frana, è indispensabile superare l’approccio
               emergenziale, che focalizza l’attenzione sulla risposta post evento attra-
               verso i soccorsi e il ripristino dei danni, puntando ad un’azione con-
               giunta di previsione e prevenzione.
                  La previsione comprende una propedeutica fase conoscitiva finaliz-
               zata al censimento e alla raccolta di informazioni sui fenomeni franosi
               avvenuti, il monitoraggio con reti strumentali in telemisura a terra e da
               satellite, l’individuazione delle zone di territorio suscettibili al dissesto
               da frana e la simulazione di scenari d’evento. La prevenzione si attua
               in primo luogo tramite una corretta politica di pianificazione territoria-
               le, mediante l’adozione di misure di salvaguardia e l’applicazione di vin-
               coli di disciplina d’uso del territorio, la manutenzione degli alvei e delle
               opere, la pianificazione di protezione civile con la redazione di piani di
               emergenza, le delocalizzazioni e la programmazione e realizzazione di
               interventi strutturali di difesa del suolo.
                  Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha finanziato
               a tale riguardo dal 1998 al 2006, ai sensi del DL 180/98, 2.270 interven-
               ti urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico, per un totale di ol-
               tre 1,7 miliardi di euro.
                  Anche la diffusione delle informazioni sulle frane alle amministrazio-
               ni pubbliche centrali e locali e alla popolazione riveste grande importan-
               za ai fini della prevenzione. In particolare la sensibilizzazione dei cittadi-
               ni determina una maggior consapevolezza del rischio legato ai fenomeni
               franosi e dei comportamenti da adottare prima, durante e dopo l’evento.
               Fino alla prima metà del XX secolo, tale consapevolezza era patrimonio
               naturale degli abitanti, la cosiddetta memoria storica, tramandata di genera-
               zione in generazione grazie alla profonda radicazione nel territorio e
               frutto dell’esperienza empirica. Questa non può ovviamente essere una
               garanzia assoluta; ancora oggi antichi borghi devono essere abbandonati
               o sono a rischio per frane non direttamente causate dall’uomo. Ciò no-
               nostante, non è un caso che in gran maggioranza i disastri più gravi ab-
               biano colpito insediamenti successivi alla Seconda Guerra Mondiale o
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               siano stati addirittura provocati da questi, alterando i precari equilibri del
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